In Borsa cresce l’onda della New Law
di nicola di molfetta
Cronache da Oltreconfine. Avvocati in Borsa. Succede in Uk. Succede negli Usa. E un po’, anche in Italia. Qui siamo ancora allo stadio delle buone intenzioni. Ma, a ben guardare, il tempo che manca per poter dire che anche nel Bel Paese opera uno studio quotato in Borsa potrebbe essere molto meno di quello che si pensa.
Questo è vero non solo perché diversi managing partner hanno cominciato ad accarezzare l’idea di portare sul mercato l’organizzazione che guidano e a parlare di tempi (il 2020 è un anno che a tanti piacerebbe battezzare così).
Ma questo è vero anche perché uno degli studi internazionali che ha annunciato l’intenzione di sbarcare in Borsa nelle prossime settimane è presente da un anno anche in Italia.
Si tratta di Dwf (si veda il numero 111 di MAG). La law firm, 3.700 persone nel mondo, 27 uffici in 19 Paesi, e un fatturato globale di 236,6 milioni di pound (bilancio chiuso ad aprile 2018), ha deciso di andare sul mercato con l’obiettivo di raccogliere 75 milioni di sterline a sostegno dei propri piani di crescita e sviluppo.
Di pochi giorni fa, invece, è la notizia che, negli Usa, Axiom ha presentato il draft registration statement alla Sec per intraprendere il percorso di ammissione al New York Stock Exchange.
Axiom, quasi venti anni di attività alle spalle, e un percorso di sviluppo che l’ha portato a contare oltre 2000 professionisti e un fatturato globale di 360 milioni di dollari, è un legal service provider specializzato, tra le altre cose, in contract lawyering ed è considerato uno dei principali game changer all’interno del mercato dei servizi legali internazionale.
Axiom è un campione di quella che si chiama New Law. Ossia del nuovo modo di concepire i servizi legali: efficaci e ad alto contenuto tecnologico.
Si tratta di caratteristiche che accomunano molte delle organizzazioni che fino a oggi hanno intrapreso la strada dell’Ipo. Sempre guardando al Regno Unito, possiamo citare il caso di Keystone, che ha tagliato il traguardo della quotazione a novembre 2017 o quello di Knights che lo scorso 29 giugno è diventato il quinto studio legale quotato alla Borsa di Londra.
Tutte queste realtà sono caratterizzate da un modello di business profondamente basato sul concetto di innovazione e ampiamente supportato dal tech factor. La loro attività, declinata in termini di prodotto legale, ha convinto il mercato che ha deciso di scommettere sulle potenzialità di un modello di business chiaramente scalabile.
Questo scenario e la sua vicinanza al nostro quotidiano non può lasciare indifferenti. La necessità di riconsiderare i modelli tradizionali di esercizio della professione si rivela in tutta la sua urgenza nel momento in cui si prende atto che il mercato sta passando dal concetto di law firm a quello di law business. Un cambio di paradigma che sembra assecondare l’evoluzione della domanda di servizi legali, sempre più interessata alle soluzioni che all’accademia.
Dal “futuro presente” è tutto. A voi studio!