Contro il presentismo, la lezione della Legalcommunity Week
di nicola di molfetta
Da pochi giorni, un nuovo governo ha preso in mano le redini del Paese. La politica, più che mai, tiene banco. Il mondo ci guarda. Lo spread mostra segni di insofferenza. Tra gli osservatori, una delle preoccupazioni più evidenti è rappresentata dall’indole presentista della nuova classe politica.
Di che si tratta? Di un’attenzione esasperata per il presente e di una mancanza di visione a lungo periodo che, secondo i detrattori, caratterizzerebbe la nuova maggioranza parlamentare.
Se si tratti o meno di timori fondati, lo scopriremo nei prossimi mesi.
Il presentismo, se vogliamo, è stata la cifra che per anni ha caratterizzato la professione forense in Italia. Proprio nei giorni scorsi, ragionando con alcuni importanti esponenti della categoria sul “come mai” alcuni grandi studi del passato oggi non siano più presenti nel mercato, la risposta che ci siamo dati è stata molto netta: a loro non interessava dare un futuro alle loro (micro) strutture.
I grandi dominus di un tempo, i giuristi che hanno scritto la storia degli esordi dell’avvocatura d’affari italiana, non hanno mai pensato a costruire qualcosa che durasse oltre la loro esistenza professionale.
Proprio la dimensione individuale e artigianale della professione, all’epoca, non richiedeva alcuno sforzo e alcuna attenzione al tema del domani. Il futuro era semplicemente un problema che riguardava le generazioni successive. E ad esse era demandato occuparsene nel loro esclusivo e personale interesse.
Come sappiamo, questo modello presentista di approccio alla professione è stato rimpiazzato da un’attitudine prospettica, molto diversa. Soprattutto nel mercato delle law firm e in particolare degli studi legali d’affari.
Oggi non è raro sentire i fondatori o i managing partner di uno studio parlare del domani, raccontare la fatica del costruire qualcosa che duri, impegnarsi nella individuazione di un modello di business che non sia tale veramente e che non sia semplicemente legato alla permanenza in attività di un dominus o di alcuni rainmaker.
Cos’è cambiato nel frattempo? Semplice, l’attività professionale, nel mondo dell’avvocatura d’affari ha assunto tratti imprenditoriali. E chi fa impresa non può che avere lo sguardo sempre rivolto al domani.
In questo senso, la crescita dimensionale e in termini di fatturato che negli anni ha caratterizzato le principali organizzazioni legali attive sul mercato è stata guidata dal processo di evoluzione del progetto professionale iniziale che era alla base di ciascuna di queste iniziative che nel tempo hanno vissuto un cambiamento radicale della loro natura e della loro essenza. Un processo che è ancora in corso e che si sta svolgendo non tra poche difficoltà ma rispetto al quale, da parte dei rappresentanti della professione, non c’è più alcuno scetticismo.
Essere imprese tra le imprese è la chiave per la competitività nel mercato della consulenza legale d’affari (si veda anche l’editoriale al numero 102 di MAG).
In questo senso, dunque, essere capaci di una visione prospettica e di sistema è ciò che davvero può fare la differenza nel momento in cui ci si trova a fare i conti con un mercato in continua espansione, almeno sul piano della concorrenza. E non parliamo semplicemente della questione dei “troppi avvocati” con cui in Italia abbiamo imparato a fare i conti ormai da decenni. No. Ci riferiamo anche alla concorrenza che sempre di più arriva da altri Paesi e da altri settori. Il mercato dei servizi legali è sempre più liquido e richiede, all’interno del naturale contesto concorrenziale, un impegno di sistema che renda l’Italia un punto di riferimento nell’offerta di servizi di qualità e ad alto valore strategico.
La Legalcommunity Week appena conclusa ha dimostrato che nel Paese ci sono molte energie positive e che Milano, in un certo senso, ne è un catalizzatore formidabile. Fare sistema e rendere la nostra avvocatura d’affari un referente di prim’ordine non è una missione impossibile. La scorsa settimana, a Milano, abbiamo parlato di innovazione, tecnologia, nuovi mercati, finanza, diritto, con interlocutori nazionali e internazionali. In tanti, lo abbiamo visto, hanno cominciato a investire sul futuro. Molti altri, è la nostra convinzione e il nostro auspicio, sceglieranno di farlo. Consapevoli, ora più che mai, che il domani del settore è già cominciato.
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