DA MILANO AL CNF: PUBBLICITA’ DEI BILANCI PER RESTITUIRE DIGNITA ALL’AVVOCATURA

di Aldo Scaringella

Ufficialmente ieri Paolo Giuggioli è diventato per la nona volta presidente dell'ordine degli avvocati milanesi. Eletto dal consiglio all'unanimità. Nel comunicato stampa Giuggioli annuncia il congresso straordinario del Cnf che si terrà a Milano il 23 e 24 marzo con orgoglio.

Milano e l'Italia ricordano in questi giorni i 20 anni da o di Tangentopoli. Milano è da sempre, nel bene e nel male la punta avanzata del Paese verso l'Europa. E' sempre stata negli anni passati la città delle novità, la città delle idee realizzate, la città in cui arrivare, lavorare, integrarsi e produrre innovazione.

Milano è da sempre, anche nel mondo professionale la città in cui il mercato legale ha trovato, prima di qualsiasi possibile riforma delle professioni, la propria dimensione internazionale. Giuggioli questo lo sa e in alcuni aspetti l'odine degli avvocati di Milano ha recepito le istanze provenienti dal mercato.

Oggi, al suo nono mandato, approfittando dell'occasione di ospitare nella sua città il congresso straordinario del Cnf, Giuggioli ha il dovere di mediare fra le posizioni maggiormente arroccate sulla conservazione dei privilegi di pochi, e le istanze che il mercato europeo, italiano e milanese, presentano alla categoria. Allora il 23 e 24 marzo possono diventare un'occasione per smettere di protestare contro il nulla, perchè tale è oggi dal punto di vista sostanziale quel piccolo passo che è stato fatto sulle professioni e in modo particolare sull'avvocatura, e avanzare proposte utili allo sviluppo della categoria, al riposizionamento sociale ed economico della dignità professionale degli avvocati.

Il punto vero su cui battere, è quello del riconoscimento della dignità giuridica delle associazioni professionali e della pubblicità dei bilanci degli studi. Perchè puntare sulle associazioni professionali significa dare al mercato un offerta di servizi legali di qualità. Chi sceglie di associarsi lo fa per una scelta di posizionamento strategico rispetto alla domanda di servizi legali che presuppone consapevolezza dei propri mezzi e di quelli della concorrenza. Potrebbe essere quello di incentivare le associazioni professionali anche un modo per selezionare una classe di avvocati diversi, capaci di offrire consulenza, consapevoli che dare dei buoni consigli ai clienti non sempre equivale a portarli in tribunale. Causa che rende causa che pende, sarebbe un detto della preistoria della professione. E la lentezza della giustizia civile, che tanti danni provoca oggi al paese, sarebbe diradata anche senza alcuna particolare riforma. Meno avvocati affamati, meno litigiosità, giustizia civile più celere ed efficace, Paese che funziona meglio. Senza trascurare l'effetto deterrenza.

La pubblicità dei bilanci degli studi professionali è un altro aspetto fondamentale. Chi non evade non corrompe, non sempre perchè non voglia farlo, ma perchè non può farlo. Non tutti coloro che evadono corrompono, ma ne hanno i mezzi. Ogni soggetto giuridico che evade è un anello mancante alla catena del controllo della legalità. Gli avvocati, i tutori della legge, del diritto e dei diritti dovrebbero essere i primi a chiedere, per se stessi, una regolamentazione maggiormente stringente rispetto a bilanci pubblici e fedeltà al fisco. Senza contare che chiunque evada, toglie qualcosa agli altri. E non contribuisce alla crescita del sistema.

Sono queste le cose che chiediamo a chi ha come fine la dignità della professione. Speriamo che da Milano, da Paolo Giuggioli, possano partire queste proposte a Guido Alpa e Maurizio De Tilla. Dai quali, ci aspetteremmo, almeno, una replica e delle contro argomentazioni logicamente fondate.

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