C-Lex assiste il Codis davanti al Tar
Lo studio C-Lex, attraverso l’avv. Veronica Navarra, sta assistendo il Comitato per la diagnostica e la sicurezza delle costruzioni e dei beni culturali (Codis) che assieme al Consiglio Nazionale dei Geologi (Cng) hanno fatto ricorso al TAR evidenziando “forti ed evidenti criticità nei confronti delle nuove norme tecniche per le costruzioni entrate in vigore il 22 marzo e seguite da una circolare applicativa.
Secondo i due organi, “le nuove norme restringono il campionamento ai soli laboratori prove e materiali autorizzati, nati nel 1971 quali laboratori prova sui materiali edili che verificano la correttezza degli standard prestazionali dei materiali inseriti nel processo costruttivo e con competenza ed esperienza – sinora – limitata all’esecuzione di prove in laboratorio per le sole nuove costruzioni, e impediscono ai professionisti incaricati (anche se riuniti in forma d’impresa, trascurando completamente il patrimonio di professionalità da questi posseduta) di prelevare campioni dalle strutture già esistenti”, si legge nel comunicato.
Secondo il CODIS il campionamento dei materiali da costruzione non è più di competenza dei professionisti, esperti in diagnostica del costruito e dei beni culturali, incaricati per le analisi di un edificio o di una struttura, ma diventa un’attività per sperimentatori di laboratorio che potrebbero non avere (perché non richiesto) un titolo professionale (ingegnere, architetto o geometra).
“Un qualunque tecnico – spiega l’avv Navarra – secondo le nuove norme, per il semplice fatto di essere dipendente di un Laboratorio, potrà effettuare i campionamenti sulle strutture esistenti; mentre un ingegnere, un architetto, un geometra, non potranno più eseguire, in modo autonomo, con la consolidata competenza e responsabilità che contraddistingue da sempre queste figure professionali, alcun prelievo da una struttura per verificarne la sicurezza sismica. Si tratta di una decisione sconcertante anche in considerazione del fatto che i 100 laboratori autorizzati a compiere tali controlli sono troppo pochi per coprire tutto il territorio nazionale e il rischio concreto sarebbe quello del blocco totale di qualunque forma di tutela agli edifici e l’incremento del costo delle indagini causato dall’indebita restrizione della concorrenza”.