Avvocati: l’m&a (per ora) è asintomatico

Incertezza. Nessuna visibilità sull’evoluzione della congiuntura economica condizionata, mai come in questo periodo, dalla situazione (di emergenza) sanitaria in cui versa il Paese. Confindustria stima una perdita di Pil per il 2020 pari a non meno del 6,5%. Gli scenari più catastrofici preconizzano un -10%. Ma è solo il macabro valzer delle cifre che non fa altro che aumentare il livello di ansia che travolge le attività economiche e irretisce le nuove iniziative.

Eppure, quest’anno bisestile, che ora si prospetta per buona parte compromesso, è cominciato con un passo tutt’altro che negativo.

Per capire se e in che misura l’emergenza sanitaria abbia già colpito l’attività m&a e inciso sul lavoro degli advisor legali e finanziari, abbiamo svolto un’analisi empirica confrontando il volume (numero di operazioni, i.e.) dell’attività annunciata dai primi 10 studi e consulenti nel corso del periodo gennaio-marzo 2020, con quello registrato nel primo trimestre del 2019.

Stando a quanto emerge elaborando i dati Mergermarket e incrociandoli con l’archivio di legalcommunity e financecommunity, nel trimestre appena chiuso, solo due studi legali, vale a dire Gatti Pavesi Bianchi e Nctm hanno seguito più di dieci operazioni, mentre nello stesso periodo del 2019, il numero di insegne che aveva raggiunto o superato quota dieci nel numero di deal annunciati era pari a quattro. Inoltre, mentre tra gennaio e marzo 2020 solo quattro studi si sono accreditati su più di cinque operazioni, l’anno scorso, tutti i restanti sette studi nella Best 10 delle associazioni più attive, avevano all’attivo sei o più deal.

Un trend simile si riscontra lato advisor finanziari. Le prime tre insegne per numero di operazioni annunciate, sono Ey, Kpmg e Deloitte con, nell’ordine, nove, otto e sei operazioni a testa. Nello stesso periodo dell’anno scorso, le prime tre della classe (sempre rappresentanti dell’universo big four) contavano rispettivamente diciassette, tredici e undici operazioni a testa. Quasi il doppio.

A ben guardare, marzo, che pure ha visto andare in porto una serie di transazioni di un certo rilievo, è il mese che ha registrato un primo, importante, rallentamento di passo. Chi ha annunciato più operazioni, nel caso dei legali Chiomenti, Pedersoli e Gatti Pavesi Bianchi ha lavorato su due, massimo tre deal. Stesso discorso per gli advisor finanziari. Jp Morgan ha chiuso il mese con tre operazioni, seguita da una truppa formata da Unicredit, Ubi, Deloitte, Houlihan Lokey, EY e Kpmg, tutti allineati a quota due.

Nel suo rapporto sul primo trimestre 2020, l’osservatorio Mergermarket mette in evidenza un altro paio di elementi particolarmente interessanti riguardanti l’Italia, uno dei Paesi europei più colpiti dalla tragedia del contagio. Sono 89 le operazioni annunciate. Il valore complessivo degli investimenti stranieri nel Paese si è fermato a 2,6 miliardi di dollari, vale a dire, circa 2,4 miliardi di euro.

Le due operazioni più grandi annunciate nel periodo sono state l’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca e la cessione di Partner Re da parte di Exor a Covea. La prima viene valutata complessivamente circa 4,8 miliardi. La seconda, addirittura, 8,12 miliardi di euro. Sul fronte advisor, però, nel deal Partner Re non si registrano studi legali o consulenti Italiani. Le insegne impegnate nell’operazione sono Sullivan & Cromwell con Exor e Bredin Prat (con Debevoise & Plimpton e Stibbe) per Covea Mutual Insurance Group. Goldman Sachs, per il venditore e Barclays, Jp Morgan e Rotschild, invece, sono stati gli advisor finanziari.

Quanto al deal Intesa-Ubi, invece, la partita è tutta in mano ad avvocati italiani…

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