Graziani e Leogrande fondano Freebly, prima Sta benefit italiana

Uno studio legale costituito in forma di società tra avvocati (Sta) benefit. Una piattaforma concepita per ribaltare la narrativa della moderna organizzazione legale dove i professionisti sono considerati fondamentalmente “fattori di produzione” intellettuale, legati a una struttura a cui devono rendere conto delle proprie performance, oltre che del proprio tempo e modus operandi.

Un progetto che vuole provare a ribaltare gli schemi e definire un nuovo paradigma per l’esercizio in forma collettiva dell’attività legale, con un’equity aperta per statuto, il focus concentrato sui concetti di flessibilità e lavoro agile e lo studio visto come infrastruttura per la diffusione di servizi forniti da avvocati indipendenti.

L’idea porta la firma di Giulio Graziani e Antonello Leogrande che hanno fondato Freebly, prima Sta benefit italiana.

Graziani, 44 anni, è ceo della società. In precedenza è stato socio di Elexia dove ha anche ricoperto il ruolo di managing  partner fino allo scorso ottobre. Leogrande, l’altro socio fondatore, ha 56 anni ed è il responsabile dell’italian desk della law firm Gunnercook (di cui resta partner) una delle realtà più innovative sulla scena del mercato dei servizi legali inglese.

I due si sono incontrati la prima volta nel 2010 durante un corso estivo organizzato dal Consiglio Nazionale Forense alla City University of London. «Da subito c’è stata empatia ed è nata una amicizia che ci ha consentito negli anni di mantenere vivo il rapporto personale e sviluppare le numerose affinità professionali in materia di business law», raccontano in occasione dell’intervista a MAG.

«Negli ultimi anni le vite di entrambi sono state travolte da imprevisti eventi familiari, grazie ai quali abbiamo contemporaneamente fatto analoghi percorsi di consapevolezza sui veri valori umani». La condivisione della necessità di riorganizzare il work-life balance e, al tempo stesso, i rispettivi percorsi professionali in strutture sempre più organizzate hanno fortemente contribuito a riprogrammare le loro esistenze e carriere, consolidando il legame. «Questo nostro nuovo approccio alla vita e alla professione si è scontrato con un sistema ancorato a stereotipi che ci hanno fatto sentire diversi». Tuttavia, proprio la particolarità di ciascuna esperienza personale, a detta di Graziani e Leogrande, può rappresentare un valore aggiunto «anche nell’esercizio della professione». Ed è per questo che i due avvocati hanno «deciso di costruire un modello che accogliesse le persone in quanto tali, oltre che come professionisti, perché consideriamo le differenze individuali un valore per il gruppo».

Ai nastri di partenza, il team professionale di Freebly conterà 5 avvocati, inclusi i fondatori. Ma l’intenzione è crescere, attirando i profili giusti. Professionisti con un proprio business case e una visione della professione allineata a quella del modello proposto dallo studio. L’adesione a Freebly prevede il pagamento di una quota. Si tratta di 5mila euro per il primo anno che scalano fino a zero nel corso dei cinque anni seguenti, quando poi a ciascun Freebly lawyer verrà data la possibilità di accedere all’equity.

La peculiarità del modello Freebly sta proprio nel rapporto tra la Sta e gli avvocati che di fatto sono i suoi primi clienti. La società, infatti, svolge fondamentalmente l’attività di fatturazione e fornisce agli avvocati che aderiscono alla piattaforma una serie di servizi che vanno dalla logistica (in uno spazio di co-working a due passi da San Babila a Milano), al marketing, passando per le attività di formazione e personal development. «Freebly è il futuro – dice Graziani – è lo studio moderno, dematerializzato, dove anche i costi fissi diventano variabili, che nasce sul presupposto che gli avvocati lavorino prevalentemente in smart working e presso i clienti, usufruendo delle tecnologie esistenti e degli uffici in co-working messi a disposizione dalla società». «Abbiamo deciso di lanciare questo modello innovativo e alternativo – si inserisce Leogrande – perché riteniamo che sia necessario riportare la persona al centro e perché siamo convinti che persone felici possano essere migliori avvocati a beneficio dei clienti».

L’obiettivo di questa operazione? «Essere il primo modello innovativo nel mercato legale nazionale, nel quale gli avvocati possano esprimere le loro potenzialità, liberi di fissare i propri obiettivi in un contesto che rispetti la scala di priorità di ciascuno».

Perché avete deciso di costituire Freebly in forma di società benefit?

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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