BonelliErede with Lombardi, «primato per distacco»
Come molti sanno, la storia di BonelliErede comincia esattamente vent’anni fa, quando nel 1999 Sergio Erede, Franco Bonelli e Aurelio Pappalardo decidono di fondere le loro boutique per dare vita a quello che sarebbe diventato il più grande studio legale d’affari italiano. Quello che non tutti sanno, invece, è che negli anni seguenti, l’avvocato Erede ha cercato di convincere anche Giuseppe Lombardi a far parte dell’iniziativa.
«Con Sergio – racconta a MAG l’avvocato Lombardi – ho sempre avuto un rapporto di stima e amicizia. Mi propose di unire le forze (usò l’espressione “join the forces”). E anche se la cosa mi lusingò dissi che non me la sentivo. Del resto all’epoca e avevo un mio progetto».
Quindi, quando all’inizio di quest’anno sono cominciati i primi contatti tra lo studio Lombardi e BonelliErede per studiare la fattibilità di un’integrazione tra le due organizzazioni, di fatto si sono idealmente riprese le fila di un discorso cominciato molti anni prima.
Un discorso che due decenni più tardi è tornato d’attualità per entrambe le parti e per diverse ragioni.
Da un lato, lo studio Lombardi e Associati dopo aver chiuso un anno record (con il fatturato che ha superato i 29 milioni di euro, secondo le stime del Centro Ricerche di Legalcommunity) ha deciso di affrontare il tema della continuità e di lavorare a un progetto che fosse in grado di guardare al futuro.
Dall’altro, BonelliErede (che il 2018 lo ha archiviato a 166 milioni di euro, sempre secondo le stime del Centro Ricerche di Legalcommunity) dopo aver gettato le basi del suo sviluppo internazionale e dopo aver avviato beLab (si veda il numero 118 di MAG), ha deciso di spingere sull’acceleratore della crescita e di cogliere il momento per mettere una distanza importante tra sé e quelli che con una metafora ciclistica potremmo chiamare i suoi “inseguitori”.
«Lo studio andava bene – riprende Lombardi –. Il 2018 è stato il migliore esercizio di sempre (del resto queste operazioni si fanno quando si va bene!). Da questo punto di vista, nessuno mi avrebbe potuto imporre di fare una cosa di cui non fossi stato convinto. Però, secondo me, il mercato sta velocemente cambiando. La possibilità di negoziare le fee è diventata molto più bassa. La competizione è molto elevata. A mio parere, o hai la forza e la dimensione per espanderti e reggere il confronto, oppure devi essere una boutique di non più di 20-30 persone». In prospettiva, prosegue Lombardi, «penso che gli studi di media dimensione non avranno vita facile in un mercato complicato e competitivo come quello attuale. E il nostro era uno studio di media dimensione. Inoltre, ho voluto assicurare la continuità dell’avviamento di Lombardi e Associati e un’opportunità di crescita, specie per i più giovani. Il modo migliore? È stato fonderci con il primo studio italiano».
«Dal nostro punto di vista – si inserisce Stefano Simontacchi, presidente di BonelliErede e tra i promotori dell’integrazione – questa operazione è maturata in piena coerenza con il progetto di crescita che abbiamo deciso di perseguire ormai cinque anni fa». Durante un’Assemblea degli Associati passata alla storia fu proiettata un’immagine che rappresentava un bivio. Era il punto esatto in cui si trovava BonelliErede in quel momento: al limite tra due strade.
Una avrebbe portato alla razionalizzazione della struttura e a una politica volta essenzialmente alla massimizzazione dei profitti nel breve termine. L’altra avrebbe portato all’espansione dell’organizzazione (anche in termini di attrattività per i talenti e opportunità di crescita per i più giovani) che, a quel punto, non avrebbe potuto far altro che puntare alla leadership di mercato. Un progetto sfidante e dall’esito meno scontato. Ma che alla fine ha raccolto il consenso unanime della partnership.
«Questa integrazione – afferma Simontacchi – ci allinea al trend mondiale delle aggregazioni, in cui la crescita dimensionale si sta dimostrando un fattore strategico».
In effetti, nel 2018 questo fenomeno ha…
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