Marini Corea e Capelli portano alla Corte di Giustizia UE la riforma delle banche popolari
Nuovo stop per la riforma delle popolari, la cui sorte è ora nelle mani della Corte di Giustizia europea.
Il Consiglio di Stato ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati professori Francesco Saverio Marini e Ulisse Corea, dello studio legale Marini, unitamente al professor Fausto Capelli, per conto di diversi soci e associazioni di azionisti di banche popolari (tra cui le due banche che ancora non si sono trasformate in s.p.a., Banca Popolare di Sondrio e di Bari) con cui si chiede alla Corte di Giustizia UE di pronunciarsi sulla compatibilità con i principi europei in tema di libera circolazione dei capitali, degli artt. 16 e 17 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che tutelano la libertà di impresa e la proprietà, nonché con i principi in materia di aiuti di Stato, la riforma italiana delle banche popolari, introdotta dal d.l. 3/2015.
Il possibile contrasto con la normativa europea riguarda la parte della legge di riforma con cui è stata imposta, al di sopra della soglia di 8 mld di euro di attivo, la trasformazione della banca popolare in s.p.a. e viene prevista la possibilità di esclusione, limitazione o differimento, anche per un periodo illimitato, del diritto al rimborso del valore della partecipazione in capo al socio che intenda recedere.
Il Consiglio di Stato ha inoltre chiesto, nell’ipotesi in cui la Corte UE ritenesse compatibile la riforma con i predetti principi, di valutare la legittimità dello stesso Regolamento UE 241/14 (che integra il Regolamento 575/13, c.d. CRR sui requisiti dei fondi propri delle banche) alla luce dei medesimi principi del Trattato e della Carta europea.
In attesa della pronuncia della Corte europea (tra circa 12-18 mesi), dunque, le due banche che ancora non si sono trasformate non saranno obbligate a farlo, stante anche l’incertezza del quadro normativo di riferimento.
La pronuncia fa seguito alla sentenza con cui la Corte costituzionale (99/18) aveva ritenuto infondata la questione di costituzionalità della riforma (qui l’articolo).