L’identikit dell’avvocato di domani: ricostruire la professione

di letizia ceriani

L’universo della professione legale sta vivendo un cambiamento epocale molto significativo. Nel prendere atto delle scosse, lo osserviamo nel tentativo di attuare misure che contengano, o che comunque veicolino, una rivoluzione che non coinvolge soltanto le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale (IA), ma gli equilibri e le strutture degli studi legali in quanto tali.

Il giurista e avvocato britannico Richard Susskind, nel suo libro L’avvocato di domani, già dieci anni fa profetizzava in maniera puntuale la metamorfosi di un mercato sempre più virtuale, in cui gli studi legali diventano colossi digitalizzati, dove la consulenza si consuma online, e si fanno spazio modelli di lavoro alternativi. In questo contesto in perenne mutamento, dove impera la legge del più forte e delle grandi scremature, non viene però mai meno la necessità di una consulenza legale sartoriale, competente e affidabile. E dove specializzazione e tecnicismi lasciano spazio alla strategia, alla formazione, alla lungimiranza. Per scovare gli strumenti più adatti e anticipare, anche se solo di poco, un futuro che è già avanti a noi.

Aggiornare e non ammodernare: verso un upgrade culturale

Andrea Arosio

È all’incirca dal 2020 che in Italia quella dell’intelligenza artificiale generativa – e più in generale l’innovazione – ha iniziato a essere percepita negli studi legali come una realtà vicina e potenzialmente sovversiva. Per conoscerne limiti e capacità i board hanno istituito comitati e gruppi di lavoro per fare luce sulla questione. È quanto racconta Andrea Arosio, che svolge la professione dagli anni ’90 e che negli ultimi 17 anni è stato managing partner di Linklaters in Italia, ricoprendo diversi ruoli a livello globale; ha preso parte al European Committee, al People Committee, all’Innovation Steering Group e, negli ultimi due anni di mandato, al GenAI Steering Group dello studio. Nel 2024 però inizia una nuova avventura, lascia lo studio e fonda, insieme all’avvocata e collega esperta di innovazione Ginevra Aloisi, la società Irnerius.ai, oggi composta da otto persone, e rivolta agli studi professionali, e in particolare ai legali. Le aree di competenza investono due ambiti, quello della governance – ovvero tutto quello che concerne l’organizzazione interna dello studio, dai processi decisionali, a quelli di divisione degli utili, dal controllo finanziario fino alla gestione delle risorse -, e quella dell’IA, in particolare sulla strategia di adozione. «Noi di Irnerius.ai consigliamo se adottarla, come adottarla, quali strumenti utilizzare, e soprattutto come intervenire per cambiare la cultura dell’organizzazione – spiega l’avvocato Arosio a MAG -. Io sono convinto che l’IA non sia un software da implementare o da scaricare sul computer degli avvocati, ma che crei un diverso modo di interazione fra avvocato e tecnologia». Ovviamente il servizio di consulenza di Irnerius.ai non si ferma alla mera decisione dello studio di implementare l’IA, ma consiste in un percorso di formazione che accompagna il cliente in tutte le fasi di sviluppo dei prodotti tecnologici adottati.

Sulla scia degli studi internazionali, anche quelli italiani si stanno per forza di cose confrontando con il fenomeno, valutando le varie tipologie di un prodotto che contiene un livello di complessità del tutto nuovo, il cui apprendimento non è immediato: «L’IA è completamente diversa, ha una curva di apprendimento molto più lenta: bisogna imparare bene come dialogare con la macchina, a eseguire il famoso prompting, a fare il follow-up eccetera… richiede insomma nuove skills informatiche». E tenendo conto della rapidissima evoluzione che l’IA sta attraversando, occorre conoscere anche la sua regolamentazione, per utilizzarla in maniera sicura e controllata, quindi più efficace.

Nel futuro dell’avvocatura, dunque, l’IA sarà un tecnico del legale, il quale si specializzerà per settore e non più per materia, dandogli modo di investire nelle capacità relazionali e negoziali, e realizzando progressivamente un’integrazione, e non una sostituzione, in grado di rendere il lavoro non solo più veloce ma anche migliore nel contenuto. Tenendo conto del fatto che gli studi avranno sistemi analoghi, la differenza la farà allora il knowledge, il database di cui si fruisce: il discrimine sarà chi lo saprà usare e quindi chi avrà formato le risorse in maniera adeguata…

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La professione, domani: smussare gli angoli della piramide

Tobia Croff, Lucilla Buonaguro

Investire sulle relazioni può essere una chiave di lettura interessante per riorganizzare il sistema-studio. Ne sono convinti l’avvocato Tobia Croff e la manager Lucilla Buonaguro, entrambi provenienti da Shearman & Sterling, che insieme hanno fondato, nei primi mesi del 2025, kimīa, società di consulenza che offre agli studi legali un supporto strategico nelle fasi di crescita, di gestione e di organizzazione interna.

Secondo l’avvocato Croff, che ha alle spalle 25 anni di professione, «l’intervento di un soggetto terzo che abbia uno sguardo distaccato rispetto alle dinamiche dello studio è fondamentale, nei processi di fusione e di acquisizione tra realtà come nelle operazioni di posizionamento e nell’analisi dei processi organizzativi interni». E kimīa nasce proprio dall’esperienza diretta dei due fondatori che dal 2020 si sono occupati di gestire, all’interno di un gruppo di lavoro, lo studio che si è trovato a declinare nella realtà nazionale le strutture e le dinamiche di un’organizzazione globale. «È stato sicuramente un esercizio molto istruttivo – raccontano Croff e Buonaguro -, che ci ha mostrato tutti gli aspetti di cui è necessario tenere conto per far dialogare realtà molto diverse per dimensione e complessità, ma guidate dal medesimo obiettivo di funzionare secondo criteri di efficienza ed economicità, sfruttando al meglio le risorse disponibili e avvalendosi di professionalità qualificate. Sulla scorta di questa esperienza, ad esempio, offriamo assistenza nella creazione di un sistema di business intelligence che offra ai soci uno strumento di analisi anche molto dettagliata dell’andamento economico dello studio e capace di fornire importanti informazioni sulle quali basare decisioni strategiche di vario genere.». E questo perché efficienza fa rima con organizzazione che, a sua volta, fa rima con specificità.

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letizia.ceriani@lcpublishinggroup.it

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