Nastasi: «È tempo d’innovare». MAG incontra il nuovo managing partner di A&O Shearman
A 42 anni, Paolo Nastasi (nella foto) è il più giovane managing partner nella storia di A&O Shearman in Italia. Ma l’età, come lui stesso sottolinea, è solo un dettaglio: ciò che conta è la visione, la capacità di innovare e la volontà di guidare il cambiamento in una professione che sta attraversando una profonda trasformazione. Cresciuto “in casa”, all’interno dello studio, Nastasi rappresenta una nuova genera- zione di leader legali, nati e formati nelle moderne law firm internazionali. Lo abbiamo intervistato a distanza di un anno dalla storica fusione tra Allen & Overy e Shearman & Sterling – un merger che ha dato vita a una realtà rappresentativa della nuova “global élite” del mercato legale – e a pochi giorni dall’inizio del suo primo mandato da managing partner, per capire in che direzione si muove oggi A&O Shearman nella Penisola. Tra riflessioni generazionali, strategie di crescita, innovazione tecnologica e nuovi modelli di organizzazione, Nastasi esprime una visione chiara: A&O Shearman vuole affermarsi come punto di riferimento per le operazioni complesse, rafforzare il presidio locale mantenendo una vocazione internazionale, e attrarre – o formare – una nuova classe legale, all’altezza delle sfide globali.
Avvocato Nastasi, a 42 anni, è il più giovane managing partner che lo studio abbia mai avuto in Italia: ma questa non era una professione per «vecchi»?
Credo che la professione legale stia evolvendo profondamente e rapidamente e che oggi, più che mai, il valore risieda nella capacità di avere una visione e apertura al cambiamento, senza timore di operare scelte coraggiose e di innovare. Essere un giovane managing partner è per me sicuramente un motivo di stimolo, ma la questione anagrafica è secondaria. Ciò che mi riempie di orgoglio è far parte di un gruppo di soci che, già da tempo e grazie al contributo chiave di Stefano Sennhauser (che ha ricoperto il ruolo dal 2016 fino allo scorso aprile, ndr), ha voluto guardare al futuro con ottimismo e si è preparato per coglierne sfide e opportunità, iniziando ormai anni fa un percorso che, anche grazie alla loro fiducia, mi ha portato a ricoprire da tempo alcuni ruoli di rilievo all’interno degli organi gestionali dello studio globale. Decisamente una bella palestra per un professionista della mia generazione.
Lei è anche un professionista nato nella «cantera», il vivaio dello studio, dove si è mosso fin dall’inizio. Appartiene alla prima generazione nata all’interno delle moderne law firm: cosa vi distingue rispetto a chi vi ha preceduto?
Appartenere alla prima generazione cresciuta interamente all’interno di una law firm con la struttura e la visione di A&O Shearman mi ha permesso di sviluppare una mentalità globale e una forte attenzione al lavoro di squadra e alla formazione e valorizzazione delle risorse. È importante creare generazioni di professionisti abituati a lavorare insieme all’interno del nostro network, aspetto cruciale per facilitare l’esposizione a progetti complessi che coinvolgono diverse giurisdizioni e competenze fin dall’inizio della carriera. Credo anche che oggi vi sia sempre di più una maggiore consapevolezza che la «potenza di fuoco» di uno studio come il nostro, debba necessariamente accompagnarsi ad una radicata e consolidata presenza locale.
Veniamo ad A&O Shearman: il primo esercizio chiuso nel nuovo assetto (frutto dell’integrazione tra Allen & Overy e Shearman & Sterling) cosa dice? Operazione riuscita oppure operazione (ancora) in corso?
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