Trump: le law firm nel mirino per le politiche DEI
Niente diversity, siamo americani. L’amministrazione Trump ha dichiarato guerra alle grandi law firm. In particolare, nel mirino dell’amministrazione Usa sono finiti alcuni studi che negli anni passati si sono distinti per la loro attività sul fronte DEI: diversità, equità e inclusione.
La Commissione per le Pari Opportunità sul Lavoro degli Stati Uniti (EEOC) ha annunciato lunedì di aver inviato lettere a 20 studi legali richiedendo informazioni sulle loro pratiche occupazionali relative alla diversità, equità e inclusione (DEI).
I 20 studi legali dovranno rispondere entro il 15 aprile.
Gli studi legali che hanno ricevuto le lettere includono:
- A&O Shearman
- Debevoise & Plimpton
- Cooley
- Freshfields Bruckhaus Deringer
- Goodwin Procter
- Hogan Lovells
- Kirkland & Ellis
- Latham & Watkins
- McDermott Will & Emery
- Milbank
- Morgan, Lewis & Bockius
- Morrison & Foerster
- Perkins Coie
- Reed Smith
- Ropes & Gray
- Sidley Austin
- Simpson Thacher & Bartlett
- Skadden, Arps, Slate, Meagher & Flom
- White & Case
- WilmerHale
In queste lettere viene chiesto agli studi di fornire informazioni e documentazione sulle loro diversity policy. L’obiettivo sembrerebbe quello di verificare che l’applicazione di queste prassi non generi (contrariamente alla loro ratio) discriminazioni. Sotto la lente sono finiti stage, programmi estivi per studenti di giurisprudenza, decisioni sui soci, compensi e strategie di recruiting.
Le lettere citano ampiamente i siti web degli studi e i loro programmi di diversità.
L’EEOC domanda esplicitamente se gli studi abbiano mai cercato attivamente candidati neri, ispanici, donne o “diversi” e, in tal caso, di descrivere la politica adottata. Viene anche chiesto se gli studi abbiano mai dichiarato di “non essere alla ricerca di candidati maschi, bianchi o di qualsiasi altra razza, etnia, sesso o altra caratteristica protetta”. Inoltre, la commissione vuole capire se siano stati concessi bonus di retention o altri incentivi a avvocati neri, ispanici o “diversi” senza estenderli ad altri avvocati con posizioni simili.
Questa richiesta di informazioni potrebbe essere l’anticamera di una iniziativa molto più pesante da parte dell’amministrazione Trump. L’ordine esecutivo, infatti, richiede anche al procuratore generale degli Stati Uniti di indagare sulla conformità degli studi alle leggi contro la discriminazione di razza e sesso.
Il clima è sicuramente pesante. I diretti interessati, per il momento, sono rimasti per lo più silenti. Alcuni studi hanno agito sui loro siti cambiando i contenuti di certe sezioni.
Si sono fatte sentire, invece, diciotto associazioni forensi globali, tra cui la Law Society of England and Wales, la European Criminal Bar Association e l’Ordine Federale degli Avvocati della Germania, hanno condannato congiuntamente le azioni del governo degli Stati Uniti contro la professione legale, definendole una violazione della legislazione internazionale sui diritti umani e un attacco allo stato di diritto.
Le organizzazioni – tra cui anche l’Ordine degli Avvocati di Parigi, l’Unione delle Camere Penali Italiane, il Law Council of Australia, LAWASIA e Lawyers’ Rights Watch Canada – si sono dichiarate “gravemente preoccupate per azioni che interferiscono con l’indipendenza della professione legale a livello nazionale.”
Stefan von Raumer, recentemente nominato presidente dell’Ordine degli Avvocati della Germania, ha esortato gli Stati Uniti a “cambiare rotta, revocare l’ordinanza esecutiva dannosa contro la Corte Penale Internazionale (CPI) e interrompere ogni atto di intimidazione contro i professionisti legali.”
A QUESTO LINK SI POSSONO LEGGERE LE LETTERE INVIATE DALL’EEOC