Di Fiorino (Fornari e Associati) nel rigetto della richiesta di estradizione per il caso Promsvyazbank
Fornari e Associati, con un team composto dal partner Enrico Di Fiorino (nella foto) e dall’associate Viola Molteni, ha ottenuto da parte della Corte di Appello di Venezia il rigetto di una richiesta di estradizione proveniente dalla Federazione Russa, promossa nei confronti di un noto economista e businessman russo, legato alla vicenda della banca Promsvyazbank, tra i più grandi istituti di credito della Federazione Russa.
Già i fondatori della banca, i fratelli Dmitry e Alexei Ananyev, erano stati indagati e arrestati, con l’istituto di credito che veniva sottoposto ad amministrazione controllata da parte della Central Bank of Russia e poi nazionalizzato. Nel 2020, ricorda una nota dello studio, l’Interpol aveva rimosso dal proprio database la Red Notice contro i due proprietari, avendo accertato che l’indagine penale russa nei loro confronti era “politically motivated”.
Il legale, nell’esprimere soddisfazione per la decisione adottata dalla Corte di Appello di Venezia, ritiene che il caso confermi il rischio, a cui l’Italia è esposta, di un utilizzo distorto dello strumento della Red Notice: “A livello nazionale l’esistenza di una Red Notice comporta di fatto l’automatico arresto del soggetto interessato; la giurisprudenza conferma che la mera esistenza della Red Notice legittimerebbe la custodia cautelare, in attesa di una richiesta formale di estradizione. Questo automatismo rende peculiare (e censurabile) il nostro sistema rispetto alle modalità di cooperazione offerte da altri Paesi. Non è un caso, ad esempio, che il mio assistito mai fosse stato sottoposto ad arresto in ogni altro Paese occidentale in cui negli ultimi anni ha viaggiato”.
Nel caso delle Red Notice presenti sul database dell’Interpol su richiesta della Federazione Russa, questa forma di automatismo presenterebbe peraltro delle criticità ancora maggiori.
Sul punto, Di Fiorino segnala che il Ministero della Giustizia ha in più casi richiesto di revocare ogni misura cautela cautelare disposta a scopo di estradizione verso la Federazione Russa, ritenendo che – anche a seguito dell’invasione militare dell’Ucraina e dell’espulsione dal Consiglio di Europa – non vi sono più gli estremi per garantire alcuna forma di cooperazione. Di conseguenza, afferma il legale, “ho formalmente segnalato al Ministero dell’Interno e al Capo della polizia questa grave criticità operativa. Perché arrestare qualcuno, se già sappiamo che il Ministero della Giustizia chiederà ai giudici di rilasciarlo? Si pongono serissimi temi: da una parte, la palese lesione dei diritti fondamentali della persona, lesi in ragione di un evidente mancato coordinamento tra autorità del medesimo Stato; dall’altra, il concreto rischio che a fronte di tali detenzioni ingiuste il soggetto detenuto intenda promuovere – con pressoché certa possibilità di successo – una richiesta di riparazione per ingiusta detenzione”.