Avvocati: cosa implica il salto di qualità nei lateral hire

di nicola di molfetta

Lateral hire. Cambi di poltrona. Nessuno studio è per sempre. Così come nessun avvocato. Nello scorso numero di MAG abbiamo fatto il consuntivo dei passaggi di soci da una organizzazione all’altra nel corso del 2024. Un anno record, abbiamo detto, per quantità e qualità dei profili coinvolti in questo fenomeno che ormai è diventato un trend consolidato. Ma c’è una differenza che distingue gli spostamenti dello scorso anno, e quelli che stanno continuando in questo 2025, dalla generalità dei movimenti che abbiamo registrato negli anni passati. Possiamo definirlo un salto di qualità. In cosa consiste? Diciamo nel fatto che la mobilitazione di soci di peso da uno studio all’altro indica un processo di ridefinizione del mercato, del posizionamento dei principali player e delle prospettive future del settore.

La grande incognita, come sempre, è rappresentata dalla adeguatezza di certi investimenti. Le variabili che si devono incrociare realizzando il giusto incastro sono rappresentate dalle aspettative strategiche dello studio che acquisisce il “nuovo” talento e dalle capacità realizzative dei professionisti che decidono di cambiare casacca.

Nel mezzo c’è quello che possiamo definire il fattore ponte: i soldi. L’accordo che i soggetti in questione trovano nel momento in cui si chiude l’operazione di legalmercato è sostanzialmente di carattere finanziario. Le basi di queste intese, dunque, potrebbero essere fragili. Almeno in premessa. Perché, se nella battaglia per i partner tutto si gioca (prevalentemente) su una questione di soldi allora è chiaro che la tenuta di queste operazioni rischia di essere costantemente a rischio. È sufficiente che domani arrivi un competitor capace di migliorare l’ingaggio di turno per far tornare un avvocato sulle sue decisioni ovvero per fargli scoprire che, in verità, era un altro il progetto che davvero lo interessava. Un’altra la strategia che ritiene più adatta a navigare i mari del settore.

Chi gestisce i grandi studi, le organizzazioni impegnate nel risiko legale, questo lo sa. E proprio per evitare che le porte delle proprie associazioni comincino a vorticare come in una gag animata d’altri tempi, sempre più studi legali fissano penali e altri vincoli che, in certa misura, impediscano lo spostamento di un socio senza un adeguato preavviso e l’opportuna gestione della fase di transizione. Il che, in sé, alla lunga potrebbe diventare un forte disincentivo ai movimenti sul mercato o quantomeno un fattore di crescente onerosità di certe operazioni. Con quali conseguenze? Possiamo ipotizzarne una su tutte: certe operazioni diventeranno meno frequenti, perché il grado di selezione dei talenti sul mercato sarà più elevato e l’attenzione a dare vita a deal con un sottostante ben definito sarà più elevata. Tutto il resto sarà (e non è affatto detto che sia un male) crescita interna e acquisizione di profili junior da valorizzare. 

QUESTO ARTICOLO APRE IL NUOVO NUMERO DI MAG. CLICCA QUI E OTTIENI GRATIS LA TUA COPIA

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

SHARE