Imu, ristrutturazioni e valore venale, Di Girolamo e Leone Fedreghetti vincono in Cgt Lazio
Gli studi Di Girolamo Consulting e Leone Fedreghetti hanno ottenuto dalla Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado del Lazio un’importante sentenza in materia di Imu (imposta municipale unica). In particolare, i giudici hanno stabilito che l’Imu deve essere calcolata sul valore venale dell’area su cui insiste un immobile oggetto di importanti interventi di ristrutturazione, e non sulla rendita catastale del fabbricato; stabilendo così un precedente significativo per la corretta applicazione dell’imposta.
Per lo studio Di Girolamo hanno seguito il contenzioso il partner Silverio Di Girolamo (nella foto a sinistra) e l’associate Sara Di Girolamo. In appello, lo studio è stato affiancato da Cristian Fedreghetti (nella foto a destra), partner dello studio legale tributario Leone Fedreghetti.
La vicenda
Il contenzioso è nato da un avviso di accertamento notificato dal Comune di Roma, che richiedeva al proprietario dell’immobile il pagamento dell’Imu calcolato sulla rendita catastale del fabbricato, nonostante l’edificio fosse sottoposto a interventi di recupero ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettere c), d) e f), del Dpr 380/2001. Il Comune, pur essendo a conoscenza dei lavori in corso grazie alla documentazione presentata dal contribuente, ha insistito sulla tassazione basata sulla rendita catastale, contestando la determinazione dell’imposta sul valore venale dell’area.
La Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado aveva già stabilito che l’Imu dovesse essere calcolata sul valore dell’area fabbricabile quando l’immobile è oggetto di una ristrutturazione integrale, rendendo non più applicabile la rendita catastale preesistente. Il Comune ha quindi presentato appello, sostenendo che il contribuente avrebbe dovuto comunicare tramite procedura Docfa (aggiornamento dati catastali) il nuovo valore catastale dell’area, obbligo che tuttavia non è previsto da alcuna norma vigente ai fini dell’imposta.
La pronuncia
La Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado del Lazio ha infine confermato la decisione di primo grado, ribadendo che “non è sufficiente fare riferimento al dato formale catastale quando vi sono prove concrete dello stato dell’immobile e della conoscenza della situazione da parte dell’amministrazione”. Di conseguenza, la Corte ha riconosciuto la necessità di applicare l’Imu esclusivamente sul valore dell’area fabbricabile, respingendo integralmente l’appello del Comune di Roma.