Lei è l’Avvocato dell’Anno
Era il 2014 quando MAG accolse la sfida di rappresentare in una speciale classifica annuale, curata esclusivamente (e insindacabilmente) dalla redazione giornalistica, il mercato dei servizi legali italiano dell’ultimo anno attraverso il racconto di 50 personalità che in esso avevano inciso in modo particolare.
Nell’arco delle sue prime dieci edizioni, questo speciale è diventato un appuntamento fondamentale per la community nazionale ed è persino stato esportato all’estero.
Nel costruire la fotografia annuale del settore scattata dal nostro angolo di osservazione abbiamo sempre rivendicato il diritto/dovere di raccontare esclusivamente quello che vedevamo senza prestare il fianco a forzature di comodo.
Il risultato? Nell’arco delle prime dieci edizioni, il titolo di Avvocato dell’Anno è stato conquistato da un commercialista (due volte), da un’avvocata (una volta), mentre per il resto, nella maggioranza dei casi, al vertice di questa classifica si è sempre piazzato un avvocato con un “pedigree tradizionale”: posizione apicale in uno studio di rilevanza nazionale e internazionale, mezz’età, e appartenenza al genere maschile. Il più rappresentato, quest’ultimo, tra le fila delle partnership italiane.

La presenza femminile è sempre stata minoritaria, rispecchiando una condizione di fatto in quello che si potrebbe definire l’equilibro dei poteri all’interno di queste organizzazioni dove, lo abbiamo scritto e sottolineato più volte, le donne pareggiano (quasi) la componente maschile a inizio carriera ma si riducono ad appena il 20% del totale quando si tratta di contarle negli elenchi dei partner.
Nell’edizione 2023 dell’Avvocato dell’Anno, le avvocate sono risultate in effetti una su cinque tra i profili raccontati. Tutte assolutamente meritevoli di esserci. Tutte rappresentanti di quel grado di eccellenza superiore che a una professionista è richiesto per farsi largo in un mondo di uomini che, di fatto, tende a spostare l’asticella del merito a seconda del genere.
Quest’anno, all’inizio di una nuova serie del nostro speciale dedicato all’Avvocato dell’Anno, MAG ha deciso di compiere un gesto politico e concentrare la propria attenzione esclusivamente sulla porzione femminile della categoria, non per ricavarne una classifica (che vista l’eccezionalità dell’iniziativa non avrebbe avuto senso: dall’anno prossimo si torna a un elenco senza distinzioni) bensì per scuotere l’attenzione di tutti, inclusa la propria, e dimostrare, profilo dopo profilo, che sono tantissime le professioniste che con il loro lavoro e il loro impegno realizzano cose straordinarie in questo settore.
Non lo fanno da adesso. Sono lì da anni. Ma non sempre riescono a farsi largo, a essere adeguatamente visibili, in un comparto che tradizionalmente indossa giacca e cravatta.
Ne abbiamo raccontate cento. Sarebbero state molte di più quelle che avrebbero meritato di essere citate. Ma questo ci piace pensarlo come un inizio e un impegno. L’inizio di una stagione nuova, in cui le avvocate italiane saranno agenti del cambiamento non solo per le loro fortune individuali ma per il settore in cui operano. Una stagione in cui non sarà più considerata un’eccezione l’eventualità di dire: lei è l’avvocato dell’anno.
P.S. Piccola nota semantica. Anche per questa edizione straordinaria del nostro speciale abbiamo continuato a usare il maschile sovraesteso per identificare il format. Perché? Perché, se avessimo usato il femminile avremmo rinchiuso questi nomi nell’ennesimo recinto di genere, vanificando il messaggio che volevamo mandare.
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