Cocuzza: Eva Knickenberg-Giardina nuova managing partner
L’avvocata tedesca sarà managing partner per il prossimo triennio. A lei il compito di guidare la crescita e il percorso di istituzionalizzazione dello studio, che completa il rebranding e mira a diventare davvero multipractice
di giuseppe salemme
Questo è un estratto dell’articolo pubblicato sul numero 212 di MAG: clicca qui per scaricarlo gratuitamente e leggere l’intervista integrale.
Ci ha messo pochissimo Eva Knickenberg-Giardina a entrare nella ferrea turnazione dei managing partner dello studio Cocuzza. Entrata nel team a inizio 2020, da questo gennaio l’avvocata tedesca guiderà lo studio per i prossimi tre anni, in cui l’insegna milanese punta a cambiare passo: da boutique specializzata a firm multipractice; da studio legale tradizionale a legal brand istituzionalizzato. Il percorso è già iniziato. Knickenberg riceve il testimone di Alessandro Barzaghi, che nell’ultimo triennio ha posto le basi per lo slancio: mantenendo costante il ritmo di crescita del giro d’affari e ampliando la compagine di collaboratori, passati in tre anni da 20 a 31. E, da ultimo, portando a termine un’operazione di rebranding che ha incluso un nuovo sito internet e una nuova carta dei valori (che, Barzaghi ci tiene a precisare, è frutto di un vero sforzo di sintesi della cultura e del modus operandi dello studio, teso a evitare le solite banalità). La denominazione storica dell’insegna ne esce accorciata: via la dicitura “studio legale” («tanto lo sanno tutti cosa siamo»), via il suffisso “& associati”, rimane solo “Cocuzza”, rigorosamente in maiuscolo su tutti i canali dello studio: un’identità coerente, che non snatura lo studio ma punta a mettere in risalto una struttura, una cultura, un team. A Knickenberg-Giardina ora il compito di aggiungere sostanza alla forma. Originaria di Colonia, inizia a fare l’avvocata in Germania, e nel 1993 si trasferisce in Italia (coincidenza, proprio mentre Claudio Cocuzza fonda il suo studio), dove per sei anni guida il dipartimento legale e fiscale della Camera di commercio tedesca a Milano. Poi, anche forte delle relazioni creatasi in quest’ultima esperienza, torna alla professione collaborando inizialmente con un’insegna tedesca, da cui poi si stacca per fondare un suo progetto professionale, che porta avanti insieme al suo team per otto anni. Poco prima della pandemia sposa il progetto Cocuzza, di cui va a costituire il German desk: l’impatto, a quanto pare, è immediato sia sul business transnazionale dello studio che nella visibilità di quest’ultimo nelle sedi internazionali. Anche da qui la scelta di affidarle la guida delle operazioni in un momento così importante. Il piano per il prossimo triennio, ad ogni modo, è già abbastanza delineato, e passa da una consistente espansione dello studio in nuove practice area attraverso lateral hire mirati. A conferma, spiegano Barzaghi e Knickenberg-Giardina a MAG, che nel mercato di oggi accrescere il giro d’affari rimanendo “piccoli” in dimensioni è un’opzione sempre meno praticabile.
Un anno fa annunciavate l’ingresso di Pietro Minaudo da Percassi per rinforzare la vostra area di specializzazione principale, il retail/real estate. Come si è chiuso l’anno?
Alessandro Barzaghi: Nell’ultimo triennio abbiamo continuato a crescere con un ritmo costante e a rinforzare i dipartimenti presenti, come quello di diritto amministrativo. Siamo cresciuti anche in termini di risorse umane: in maniera organica, selezionando profili giovani da far crescere con noi fino alla partnership. Ora abbiamo superato quota trenta professionisti: cominciano a essere numeri non più da boutique, ma da studio di medie dimensioni.
Tra gli obiettivi del suo mandato c’era anche gestire il rebranding dello studio?
AB: Sì. La nostra intenzione era quella di seguire il percorso compiuto già da altre insegne…
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