Il Gip di Venezia proscioglie i professori di diritto tributario
Il Tribunale di Venezia archivia l’indagine sui presunti concorsi truccati aperta nel 2017 dai pm di Firenze. L’ordinanza di archiviazione depositata oggi dal Gip del Tribunale di Venezia ha messo la parola fine ad un procedimento penale iniziato più di 6 anni fa a carico di numerosi Professori di Diritto Tributario.
Il procedimento penale era originato dall’inchiesta ‘chiamata alle armi’ condotta dalla Procura di Firenze, la quale, chiedendo ed ottenendo diverse misure cautelari nei confronti degli indagati, aveva ipotizzato, a titolo di principale ipotesi corruttiva, un fatto di corruzione propria che avrebbe dovuto coinvolgere le tornate di abilitazione scientifica 2012 e 2013, i cui commissari si sarebbero accordati per abilitare all’insegnamento i candidati da loro sostenuti in logica corporativa e baronale, a prescindere dal merito accademico dei singoli.
Le eccezioni di incompetenza territoriale sollevate dalle Difese avevano già trasferito il procedimento dal Foro di Firenze al Foro di Pisa e infine, all’esito del conflitto negativo di competenza risolto dalla Suprema Corte di Cassazione, al Foro di Venezia.
Qui il Pubblico Ministero ha formulato richiesta di archiviazione, evidenziando la non conferenza probatoria del compendio indiziario istruito dalla Procura di Firenze.
Considerazione condivisa dal Gip di Venezia, il quale, a scioglimento della riserva assunta nel corso dell’udienza del primo dicembre scorso, ha disposto l’archiviazione del procedimento sulla scorta di un “assoluto difetto di concretezza della prova”.
Gli imputati, più di quaranta, sono stati difesi in giudizio, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Fornari, Vittorio Manes, Mario Zanchetti, Lorenzo Zilletti, Tullio Padovani, Gaetano Insolera, Luigi Stortoni, Giovanni Maria Flora, Fabio Cagnola e Antonio D’Avirro.
Quest’ultimo ha sottolineato che «l’archiviazione del Gip di Venezia, peraltro andato incontro alle richieste della stessa Procura, mette la parola fine a un’inchiesta durata sette anni che ha coinvolto decine di docenti universitari e professionisti. Spiace che questa bella notizia arrivi troppo tardi per ll professor Augusto Fantozzi (nella foto) – prosegue il penalista fiorentino che ha difeso anche l’ex ministro, il nome più illustre coinvolto nella vicenda con grande risalto mediatico, fino alla sua morte avvenuta nel 2019 -. Sono ovviamente soddisfatto per i miei clienti – prosegue il penalista fiorentino – a partire dalle motivazioni riconosciute dal giudice che attestano uno scenario che noi abbiamo sempre rivendicato: l’insussistenza di un credibile quadro probatorio da sottoporre al vaglio del dibattimento fondandosi le ipotesi di accusa sostanzialmente sulla base di stralci di intercettazioni telefoniche e ambientali informali che si risolvono in una congerie di commenti sui titoli e sui percorsi professionali dei vari candidati. Conversazioni che, secondo il giudice, non possono fondare nessuna certezza di veridicità e nemmeno di corrispondenza reale delle valutazioni al pensiero degli interlocutori come è ovvio che sia in occasione di chiacchierate tra colleghi».