Karen Davies: «Essere competitivi significa giocare dove si può vincere»

MAG incontra la numero uno di Ashurst a livello globale. «I migliori studi legali del futuro saranno quelli in grado di prevedere non solo i cambiamenti imminenti, ma anche di anticipare quelli successivi»

di nicola di molfetta

Karen Davies è la prima avvocata a ricoprire il ruolo di global chair di Ashurst in 200 anni di storia. Nei giorni scorsi è venuta a Milano per partecipare a un convegno dello studio su energia e infrastruttura (nella foto la vediamo accanto al managing partner italiano della firm Carloandrea Meacci). MAG l’ha intervistata per cogliere il suo punto di vista sul mercato dei servizi legali, l’evoluzione che lo sta caratterizzando e le sfide che attendono professionisti e clienti. Ecco quello che ci ha raccontato.

Come si presenta il mercato dei servizi legali in questo momento storico?
Il mercato dei servizi legali si trova di fronte a diverse sfide: Il mondo è in un momento caratterizzato da una difficile congiuntura economica e il mercato dei talenti legali rimane molto competitivo.  La cosa più importante è quanto avviene tra i nostri clienti. Abbiamo fatto un sondaggio con le organizzazioni con cui lavoriamo e sono emerse alcune tendenze chiave che stanno trasformando il mondo: la sostenibilità, la digitalizzazione, il cambiamento del modo in cui viviamo e lavoriamo e, più in generale, il cambiamento delle dinamiche globali.  Queste tendenze portano difficoltà per i nostri clienti e per il settore legale, ma portano anche nuove opportunità. I migliori studi legali del futuro saranno quelli in grado di prevedere non solo i cambiamenti imminenti, ma anche di anticipare quelli successivi.

È corretta l’impressione che i grandi studi internazionali stiano spingendo sul fronte dell’integrazione per creare strutture sempre più grandi? 
Nel mercato legale ci sarà sempre spazio sia per studi grandi sia per studi di dimensione più contenuta. A livello internazionale, ciò che conta davvero è sviluppare e sfruttare i propri punti di forza. La dimensione di una struttura è importante solo nella misura in cui contribuisce a questo processo, garantendo la propria presenza nei Paesi chiave per i propri clienti, contribuendo alla creazione delle giuste opportunità, sfruttando il potenziale dei professionisti e facilitando gli investimenti nella tecnologia più appropriata al proprio business.

Secondo lei, è questo il modo giusto per aumentare la competitività?
Essere competitivi significa giocare dove si può vincere. Questo implica investire sui propri punti di forza, avere un occhio realmente attento al mercato e ascoltare i clienti per capire quali sono i principali fattori di cambiamento per loro. A livello internazionale, questo significa inevitabilmente operare su una certa scala. Ma ci sono anche molti studi eccellenti che hanno relativamente pochi uffici, spesso in un solo mercato. L’Italia e la Spagna, ad esempio, sono rinomate per la presenza di studi indipendenti di alta qualità.

Sempre più spesso sentiamo invocare il concetto di “one firm”: è un obiettivo realistico per studi legali che operano in diversi Paesi e continenti? Come lo si può raggiungere?   
Ritengo che questo aspetto sia molto importante, a maggior ragione per gli studi internazionali come Ashurst. I clienti vogliono avere la certezza che, rivolgendosi a noi, troveranno un interlocutore in grado di comprendere le loro necessità e supportarli nel raggiungimento dei loro obiettivi. E supportarli al meglio significa collaborare in modo coordinato, indipendentemente dalle competenze o dagli uffici, mettendo il cliente al centro del nostro lavoro. A rendere più impegnativo questo aspetto sono in parte la dimensione internazionale, ma anche la complessità delle nostre attività: dalla pura assistenza legale, alla consulenza “legal-led”, alla NewLaw. E, sempre più spesso, tutte e tre le cose insieme. 

Quindi?
Credo che il segreto per far funzionare tutto questo…

redazione@lcpublishinggroup.it

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