Di Fiorino per il rigetto dell’estradizione in Cina
Enrico Di Fiorino (in foto), partner di Fornari e Associati, ha ottenuto in Cassazione il rigetto di una richiesta di rogatoria proveniente dalla Repubblica Popolare Cinese.
Di Fiorino, che nel giudizio dinnanzi alla Corte di Cassazione è stato affiancato da Armando Simbari, fondatore di Simbari Avvocati Penalisti, ha assistito l’ex ceo di un noto colosso cinese del settore fintech, la cui operatività era stata interrotta dalle autorità cinesi poco prima della quotazione sul NASDAQ.
Nel procedimento penale pendente in Cina, che vede la presenza di oltre 105.000 parti civili, viene contestata alla società coinvolta una presunta raccolta illecita di capitali privati per 7 miliardi di dollari e all’ex amministratore l’asserita sottrazione di 300 milioni di dollari.
A seguito della decisione, si legge in una nota dello studio, è stato presentato da parte dell’onorevole Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Esteri, un atto di sindacato ispettivo, all’attenzione del Ministro degli Affari Esteri e del Ministero della Giustizia, e una richiesta al Governo di valutare se sospendere il Trattato bilaterale tra Italia e Cina e di revisionare l’utilizzo della notifica Red Notice dell’Interpol, in considerazione delle evidenze di uso strumentale da parte della Repubblica Popolare Cinese.
«Nella mia esperienza – dichiara Di Fiorino – devo segnalare un grave abuso dello strumento penale e un patologico ricorso al mandato di arresto internazionale proprio nel settore della presunta criminalità d’impresa. Negli ultimi anni, tuttavia, sono sempre più frequenti e decise le prese di posizione delle autorità giudiziarie, che rifiutano ogni forma di collaborazione dinnanzi a richieste infondate e illegittime, e sotto vari profili lesive dei diritti umani. Questo scenario rappresenta un banco di prova di grande importanza per comprendere, più in generale, che rapporti intenderemo mantenere con Paesi non rispettosi delle libertà fondamentali».