Herbert Smith Freehills: rotta verso il full service
In mezzo ci sono state la peggiore pandemia che abbia colpito (anche) l’Italia negli ultimi cento anni. Una crisi energetica. La guerra. E il ritorno dell’inflazione. Eppure, a cinque anni di distanza dal “ti con zero”, quello di Herbert Smith Freehills (Hsf) può senza dubbio essere indicato tra i debutti internazionali di maggior successo degli ultimi tempi. In più, si tratta di una vicenda paradigmatica, che rappresenta il nuovo modo delle grandi insegne internazionali di approcciare il nostro mercato puntando fondamentalmente su tre concetti: cautela, progettualità e persone. Per capire ciò di cui parliamo e perché questa storia meriti di essere raccontata nel suo insieme, possiamo prendere in considerazione un po’ di cifre.
A gennaio 2018, Hsf ha aperto i battenti a Milano all’interno di un Regus. La squadra era costituita dai soci Laura Orlando (arrivata da Simmons & Simmons, dov’era a capo del dipartimento di contenzioso, Ip e scienze della vita nella sede italiana) e Sebastian Moore (esperto di brevetti, profondamente legato all’Italia e in forza a Hsf dal 1997) e un team di otto persone focalizzato nella proprietà intellettuale e specializzato nel settore delle scienze della vita.

Una boutique, di fatto. Ma con un’idea: attrarre altri professionisti e ampliare il raggio d’azione dello studio ad altre aree d’attività. Mandando avanti veloce il nastro e arrivando a oggi, Hsf è uno studio che conta sei soci e raduna una squadra che in totale conta 50 persone. Uno studio che compete in nove aree di pratica e opera attivamente in dieci settori industriali: dall’energia ai servizi finanziari, fino al private equity. «Quella del nostro ufficio di Milano è una vera storia di successo – ha detto a MAG Justin D’Agostino, global ceo di Hsf, in occasione dei festeggiamenti organizzati dallo studio per i primi cinque anni in Italia –. Il progetto qui è letteralmente sbocciato e ha cominciato a lasciare il segno molto più rapidamente di quanto ci si aspettasse». I prossimi passi? «Continuare a crescere», dice l’avvocato italo-scozzese di stanza a Hong Kong, che in passato ha guidato la practice di contenzioso a livello globale. «Dopo cinque anni – conferma a MAG Laura Orlando che, oltre a guidare lo studio in Italia è diventata da un anno anche global head dell’Ip –, l’ufficio italiano ha un posizionamento (sia sul mercato, sia all’interno del nostro network) che ci consente di guardare avanti e abbracciare una nuova filosofia di crescita, virando verso la creazione di una practice sostanzialmente full-service. I nostri ultimi investimenti e i prossimi che abbiamo già in programma vanno proprio in questa direzione». Tra le mosse in programma, secondo quanto risulta a MAG, ci dovrebbe essere l’elezione di un nuovo socio in occasione dell’annuale giro di promozioni. Una nomina che dovrebbe consentire allo studio di valorizzare una delle sue risorse nel banking & finance.
La novità confermerà l’approccio avuto fino a questo momento sul fronte della…
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