Celebrity bond: il private equity scommette sui diritti dei cataloghi musicali
di eleonora fraschini
Da Another brick in the wall a Wish you were here: l’intero catalogo dei Pink Floyd è in vendita, conteso tra colossi dell’industria musicale e fondi di private equity. È di quest’estate la notizia che, tra le parti in causa, a essere avvantaggiata è Hipgnosis, grazie a un’offerta di oltre 500 milioni di dollari. Non sarebbe il primo investimento in questo settore per la società britannica fondata da Merck Mercuriadis, l’ex manager di Beyoncé e Guns n’ Roses. Hipgnosis Song Management ha infatti acquistato finora cataloghi per oltre 341 milioni di dollari, ottenendo i diritti di artisti come Leonard Cohen, Justin Timberlake, Nile Rodgers e Nelly Furtado. La società di investimento del resto può contare sulla joint venture con Blackstone, che l’anno scorso ha deciso di investire un miliardo di dollari in una partnership che ha l’obiettivo di acquisire i cataloghi e i diritti dei più grandi artisti internazionali.
A ulteriore supporto del progetto, quest’anno Hipgnosis ha emesso delle obbligazioni del valore di oltre 200 milioni di dollari, utilizzando i diritti d’autore musicali come garanzia.
«L’operazione effettuata da Hipgnosis è una cartolarizzazione avente a oggetto le royalties (incluse quelle derivanti dall’uso dei diritti editoriali e fonografici), derivanti dall’utilizzo di un catalogo musicale che contiene più di 950 canzoni, valutato da un soggetto terzo indipendente con uno sconto concordato sui flussi finanziari futuri», ha spiegato a MAG Gianpaolo Garofalo, partner di Dentons ed esperto di structured finance. «Si tratta di un’operazione finanziaria per cui un credito monetario viene cartolarizzato, cioè ceduto a un prezzo scontato a investitori che pagano il prezzo d’acquisto tramite la sottoscrizione di uno strumento finanziario, analogo a una normale obbligazione, ma il cui rendimento e rimborso dipenderà esclusivamente dai proventi derivanti dai crediti acquistati, consentendo ai titolari dei crediti di monetizzare subito i pagamenti a essi dovuti».
Iniziativa analoga è stata intrapresa da KKR Credit Advisors: dopo un 2021 ricco di acquisizioni nel settore dei diritti musicali, lo scorso febbraio ha emesso dei bond del valore di 732 milioni garantiti dalle royalties di artisti come The Weeknd e Childish Gambino.
Questi strumenti non sono nuovi: si tratta dei celebrity bond, conosciuti anche come Bowie Bond. È stato infatti David Bowie, nel 1997, il primo artista a promuovere la nascita di asset back securities con garanzia derivante dai proventi dei propri album. L’esperimento però non andò a buon fine: negli anni ‘90 infatti il fattore chiave dei guadagni nel comparto musicale erano le vendite di album fisici, che vennero messe in crisi dal successo della musica online. I titoli vennero declassati e nel 2007 i Bowie Bond vennero liquidati. Perché allora oggi si torna a scommettere sui celebrity bond? Sono diversi i fattori da considerare, tra questi il fatto che il settore musicale è tornato a essere appetibile grazie all’evoluzione del contesto normativo: «L’industria musicale ha visto, nel corso del tempo, un rafforzamento della tutela dal punto di vista legislativo. Al contempo, ha saputo volgere la situazione a proprio vantaggio e utilizzare il digitale per monetizzare attraverso, ad esempio, il sistema della ripartizione delle revenue pubblicitarie», spiega Daniele De Angelis, counsel del dipartimento di proprietà industriale e intellettuale di Bird&Bird.
«Il diritto d’autore e i diritti degli artisti sono stati strutturati in modo tale che gli autori e gli artisti possano spacchettare le proprie opere. Questo sistema permette loro di segmentare il mercato e massimizzare le chances di guadagno e negoziazione».
Il private equity punta sui contenuti creativi
L’acquisizione dei cataloghi e dei diritti d’autore è quindi un tema al quale gli investitori guardano con crescente interesse. Tra questi spiccano gli operatori del private equity, tra cui i già citati Blackstone e KKR, oltre che Apollo Global Management, che a gennaio ha acquisito il catalogo di Luis Fonsi, l’artista conosciuto per la hit Despacito.
«La nostra partnership con Hipgnosis sottolinea il valore sostenibile a lungo termine che vediamo nei contenuti creativi e nel più ampio settore dell’intrattenimento», ha raccontato Qasim Abbas, senior managing director di Blackstone Tactical Opportunities, commentando la partnership siglata nel 2021. «L’industria musicale è stata in prima linea nel processo di rapida crescita dell’economia dello streaming e consente l’accesso a nuove modalità di fruizione dei contenuti».
«Il settore musicale si presenta come un ambito di certo interesse per gli investimenti da parte di fondi di private equity», conferma Alberto Salvadè, partner di Bird&Bird e responsabile del dipartimento corporate in Italia. «Grazie alle opportunità offerte dalle piattaforme digitali e dai social media, il settore della musica ha ricevuto importanti spinte di crescita in nuovi canali – continua – Basti pensare al social network TikTok, dove vediamo che canzoni anche non recenti vengono rilanciate con molte visualizzazioni, creando così le condizioni per la generazione di nuovi flussi di cassa. Tale opportunità di creazione di valore nel medio periodo è certamente una prospettiva interessante per i fondi di private equity, sia che si pensi a investimenti di equity sia che si considerino strumenti di debito con il catalogo a garanzia».
«Quello musicale è un mercato da 70 miliardi di dollari a livello globale, che sta vivendo una crescita importante. Ci sono ampi spazi per valorizzare i cataloghi e i diritti d’autore», aggiunge Marco Canale che, in qualità presidente e ad di Value Italy Sgr, può fornire il punto di vista del private equity italiano sul tema. «A seconda dei cataloghi oggetto di investimento, ci possono essere diversi tipi di operazioni. A nostro avviso è un’asset class di grande interesse, e infatti ci stiamo lavorando».
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