Avvocati in cerca d’ispirazione

di nicola di molfetta

L’estate può essere il tempo del riposo o il tempo dei ripensamenti. Avvocato sì, avvocato no? Avvocato, ancora? Sono anni difficili per la categoria, stretta tra le difficoltà di un mercato in piena evoluzione e la malcelata insensibilità della politica che fatica a mettere in cima alla propria agenda i “dolori” dei legali e le misure auspicate per tamponarli (si pensi al nulla di fatto sull’equo compenso nella XVIII legislatura). E in questo scenario, sono tanti gli avvocati che mettono in discussione la loro stessa permanenza negli Albi. Il gioco non vale la candela. Troppa spesa e poca resa, dicono.
Ma è davvero così?

Le storie che raccontiamo su MAG e Legalcommunity ci spingono a pensare che la notizia della fine della gloriosa avvocatura italiana sia stata fortemente esagerata.

Il perché è presto detto. È vero, infatti, che da anni assistiamo a redditi in frenata e aumento della concorrenza interna ed esterna. Ma è innegabile anche il dato per cui la fetta di popolazione forense che soffre di più è quella che pretende che sia il mercato ad adeguarsi alle sue esigenze e non il contrario.

Chi sceglie di dar vita a uno studio in forma associata, chi punta sulla specializzazione, chi costruisce un’offerta che integra digitalizzazione del servizio e sostenibilità, chi guarda a nuove aree di domanda, chi investe su economie di scala, chi si mette in contatto con l’estero, insomma, chi guarda al cliente per comprenderne bisogni ed esigenze incarna quella figura d’avvocato per cui le opportunità di lavoro non solo non mancano, ma in prospettiva sono destinate ad aumentare.

Nella video intervista a uno dei più autorevoli professionisti italiani, Giuseppe Iannaccone, che pubblichiamo in questo numero di MAG, ci sono concetti fondamentali a tale proposito. Tra questi, in particolare, il valore del cambiamento e della mutevolezza dello scenario in cui si inserisce l’attività professionale.

Lungi dall’essere una minaccia, il cambiamento è la garanzia che la figura dell’avvocato e la sua funzione sul mercato non verranno mai meno. L’unico scotto da pagare è quello di uno studio continuo e di una costruttiva osservazione di quello che succede intorno. Sia lato clienti, sia lato colleghi.

Riguardo quest’ultimo aspetto, bisogna che l’avvocatura impari a conoscere e decodificare le sue molteplici anime. A quel punto avrà anche la capacità di raccontarle e valorizzarle, ampliando e moltiplicando le opportunità di realizzazione professionale per i suoi iscritti che non devono considerarsi forzati del contenzioso e dei rituali tribunalizi.

Stesso discorso vale per i legali delle transazioni. Gli avvocati d’affari non solo l’unica alternativa a una professione in toga. Ne abbiamo parlato ampiamente in Quali Avvocati? raccontando l’esperienza dei giuristi d’impresa o quella dei general counsel di studio e ancora il percorso degli imprenditori dei servizi legali organizzati in start up o alternative business service.

L’avvocatura è viva più che mai. Ma ai professionisti servono una nuova ispirazione e una visione realistica del domani.  

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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