Cominciata la Treviso Antitrust Conference
I nuovi equilibri tra i poteri istruttori e sanzionatori dell’AGCM, il PNRR e la sua implementazione, gli effetti della sostenibilità sulla concorrenza tra imprese: questi alcuni dei temi toccati durante la giornata d’apertura della XV edizione della Treviso Antitrust Conference, organizzata dallo studio legale Rucellai & Raffaelli e patrocinata da Fondazione Cassamarca, Assindustria VenetoCentro, UAE (Union des Avocats Européens), LIDC (Ligue Internationale du Droit de la Concurrence), AIGI (Associazione Italiana Giuristi di Impresa), ECLA (European Company Lawyers Association), AAI (Associazione Antitrust Italiana) e dal Centro di Eccellenza Jean Monnet dell’Università Statale di Milano.
Gli interventi
“Il PNRR può costituire un’opportunità irripetibile per il rilancio economico del nostro Paese e al contempo affermare una maggiore cultura concorrenziale, primo antidoto alla cultura dell’illegalità troppo spesso agli onori della cronaca. A questo obiettivo un contributo essenziale viene dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, il cui ruolo è in continua evoluzione” ha esordito Roberto Rustichelli (nella foto), presidente dell’AGCM. “L’Autorità attribuisce un rilievo centrale ai principi del giusto processo poiché vede in essi la garanzia di un procedimento decisionale imparziale, trasparente e prevedibile” ha proseguito Rustichelli, sottolineando come “la sanzione non sia mai l’obiettivo primario dell’enforcement antitrust”.
Con riferimento specifico alle sanzioni, Michele Ainis, componente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha ricordato come il sistema sanzionatorio dell’autorità si sia modificato nei primi 30 anni di attività più volte, non potendosi escludere che ciò avvenga anche in futuro. “Possiamo immaginare che le prossime modifiche vadano nel senso di una maggiore deterrenza con un innalzamento dei minimi. Questo anche per contrastare la tendenza che in sede di appello i giudici amministrativi molto spesso hanno a ridurre l’ammontare delle sanzioni. Altra ipotesi è quella di affiancare alle sanzioni pecuniarie inflitte alle imprese ritenute responsabili delle sanzioni penali in capo alle persone fisiche poste alle guida delle stesse imprese. Un incentivo in tal senso potrebbe venire dallo sviluppo di studi di economia comportamentale grazie ai quali identificare condotte illecite e conseguenti sanzioni”.
Uno stimolo alla crescita di una cultura concorrenziale viene dal PNNR, la cui struttura poggia su sostenibilità e innovazione digitale. Secondo il segretario generale della presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Chieppa “l’Italia tradizionalmente è un paese in cui le riforme pro concorrenziali fanno fatica ad affermarsi perché vanno a toccare rendite di posizione. In diversi settori abbiamo ancora discipline che garantiscono rendite di settore e le lobby che si oppongono ad eliminarle sono sicuramente più rappresentate e più forti rispetto ai benefici di riforme pro concorrenziali che sono a volte di medio-lungo termine e si spalmano su categorie meno rappresentate. Il fatto che la concorrenza aiuti la ripresa, soprattutto nei settori di crisi, e faciliti l’innovazione non è un concetto così digerito dal punto di vista culturale e l’impegno è quello di far cambiare la cultura del Paese su questo. Il PNNR non solo spinge alla transizione ecologica e all’innovazione digitale, ma esalta la concorrenza come una delle condizioni abilitanti di queste riforme abbinandolo ad alcune finalità erroneamente a volte poste in contrapposizione. Attraverso politiche pro concorrenziali è possibile raggiungere una maggiore equità sociale e si possono ridurre diseguaglianze”.
Sul tema della sostenibilità e degli effetti che questa ha nelle dinamiche concorrenziali Giuseppe Catalano, presidente confermato alla guida di AIGI, Associazione Italiana Giuristi di Impresa ha ricordato che “L’evoluzione delle tematiche di comune interesse aziendale ha recentemente portato il legale interno ad essere centrale anche su temi del tutto nuovi, come ad esempio quello della sostenibilità. È un capitolo che raduna tematiche spesso molto differenti tra loro: ma il giurista di impresa non si è tirato indietro. La sostenibilità è entrata a pieno diritto anche nelle agende delle autorità di vigilanza, in primis quelle che vigilano sulla correttezza di funzionamento dei mercati. Per promuovere i propri obiettivi ESG, molte aziende hanno già da tempo esplorato una serie di opportunità di cooperazione con concorrenti, clienti e fornitori. Il problema è che, quando si parla di cooperazione, soprattutto tra concorrenti, ciò solleva sempre preoccupazioni di intese monopolistiche. Le Autorità stanno lavorando nel tentativo di segnare una via d’uscita da questi conflitti: nel frattempo, il ruolo dei legali e, in particolare, dei legali d’impresa, resta centrale, imponendo scelte di utilizzo di strumenti propri del diritto privato, come appunto gli accordi bilaterali, per coniugare nella maniera migliore il rispetto delle norme antimonopolistiche con la giusta tensione verso obiettivi di lungo periodo, mai così importanti come in un momento nel quale l’Unione Europea ha messo a disposizione degli Stati membri mezzi finanziari davvero senza precedenti, al fine di recuperare il terreno perduto negli anni della pandemia da Covid-19”.
Infine Peter Mucchetti dello studio Clifford Chance di Washington ha ricordato come il recente executive order emesso dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden metta al primo posto la tutela del mercato del lavoro, modificando quello che era il focus dell’agire della Federal Trade Commission incentrato sulla tutela del consumatore. Questo impone un radicale cambiamento nel valutare condotte realizzate dalle imprese che richiederanno tempo con un possibile rallentamento delle attività della facoltà.