Enrico Adriano Raffaelli: l’agenda della community antitrust tra digitale, sostenibilità e Pnrr

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Prende il via, il 16 giugno la XV edizione della conferenza Antitrust di Treviso. L’appuntamento è stato avviato nel 1992, a seguito dell’entrata in vigore della normativa antitrust italiana. Da allora, l’appuntamento si è svolto ogni due anni nella prestigiosa sede della Casa dei Carraresi di Treviso – di proprietà di Fondazione Cassamarca, che ha sempre garantito il proprio patrocinio e sostegno – ad eccezione dell’edizione 2020, svoltasi online a causa della crisi pandemica.

L’attualità dei temi affrontati e l’alta qualificazione dei relatori hanno reso la conferenza un punto di riferimento per la comunità antitrust, essendo riconosciuta tra le più importanti conferenze internazionali sull’antitrust in Italia.

Molti i temi caldi nell’agenda: dalle sfide poste dal mondo digitale, ai rapporti tra concorrenza e sostenibilità, nonché l’attuazione del Pnrr. «Sotto il primo profilo – dice a MAG Enrico Adriano Raffaelli socio fondatore dello studio Rucellai & Raffaelli e Presidente Commissione Diritto della Concorrenza UAE, European lawyers union –basti pensare, oltre che alle numerose azioni già intraprese dalle Autorità antitrust nei confronti delle piattaforme digitali, all’ampio dibattito sviluppatosi, soprattutto con riguardo a tale settore, in merito alla necessità di un ripensamento del ruolo della normativa antitrust. Tale dibattito ha condotto, tra l’altro, alla presentazione, da parte della Commissione europea, della proposta denominata Digital Markets Act (DMA), recentemente oggetto di accordo politico tra Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione Europea». Si tratta di un innovativo strumento di regolazione ex ante delle condotte potenzialmente nocive per la concorrenza poste in essere dalle grandi piattaforme digitali, che andrà a porsi in termini di complementarietà rispetto alla legislazione antitrust. «Una vera e propria rivoluzione – dice Raffaelli – che si giustifica alla luce della nascita di nuovi mercati e delle dimensioni raggiunte da alcuni player e che si inserisce nel quadro della strategia della Commissione europea per la creazione di una “sovranità digitale” a livello europeo».

Riguardo il tema della sostenibilità, prosegue l’avvocato promotore dell’evento, «sono sempre più frequenti le istanze di rivalutazione degli obiettivi perseguiti dalle Autorità antitrust, al fine di valorizzare esigenze legate, in particolare, alla riduzione dell’impatto ambientale. Ci si chiede, quindi, se e in quale misura sia possibile tenere conto di tali esigenze, diverse da quelle più strettamente concorrenziali, ad esempio nell’ambito dell’analisi antitrust delle intese e nella valutazione delle operazioni di concentrazione tra imprese».

E poi c’è l’attuazione del PNRR, in particolare in Italia. «È sufficiente ricordare che le leggi annuali in materia di concorrenza costituiscono “riforme abilitanti”, essenziali per la realizzazione del Piano e, come tali, saranno un elemento fondamentale dell’agenda antitrust, così come di quella politica. Inoltre, sono già stati individuati numerosi settori nei quali tali leggi dovranno intervenire: dalle infrastrutture strategiche nel settore delle telecomunicazioni alle concessioni in ambito energetico, dalla riforma dei servizi pubblici locali alla liberalizzazione del mercato elettrico. Un insieme di interventi che solleverà, inevitabilmente, numerose questioni sotto il profilo antitrust, impegnando non poco gli operatori del settore».

Ecco, a tale proposito, la seconda legge sulla concorrenza procede a stento nel suo iter (mentre scriviamo è stata faticosamente approvata dal Senato, ndr): perché questa difficoltà a produrre questa normativa, che peraltro dovrebbe essere annuale? 

È notizia di questi giorni che la Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 è ormai giunta alla fase finale di approvazione, a seguito di un iter particolarmente travagliato. Effettivamente, si tratta di un’ulteriore conferma della circostanza che la cadenza annuale della legge sulla concorrenza, almeno sino ad oggi, è rimasta soltanto “sulla carta”.

I motivi di queste difficoltà e dei notevoli ritardi sono numerosi.

Brevemente?

In sintesi, si può affermare che l’introduzione di nuove normative in tema di concorrenza tocca nervi scoperti della società e dell’economia italiana, incidendo su interessi spesso contrapposti e, non di rado, mettendo in discussione rendite di posizione consolidatesi nel tempo. Per tali ragioni, le forze politiche faticano a trovare un accordo sui punti in discussione, specialmente in tempi, come quello attuale, in cui le maggioranze sono eterogenee e non sempre coese.

Un esempio?

L’esempio lampante è costituito…

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