Censis-Cassa Forense: un avvocato su tre pensa a lasciare la professione
Una professione che perde drasticamente redditività in cui l’offerta è destinata a crescere per l’eccessivo numero dei professionisti in campo. Per questo, il 32,8% degli avvocati sta prendendo in considerazione l’idea di lasciare l’attività. È questo, probabilmente, il dato più eclatante che emerge dall’edizione 2022 del Rapporto Censis sull’Avvocatura presentato oggi nella sede romana di Cassa Forense.
Il sondaggio, quest’anno, ha visto la partecipazione di oltre 30 mila avvocati partendo dal patrimonio di dati e conoscenze dell’Istituto previdenziale.

Se un alto numero di legali pensa a mollare, ci sono già molti giuristi che rinunciano a tentare la sorte della carriera forense. Il rapporto, infatti, evidenzia una riduzione degli iscritti pari a 3.200 unità e una variazione negativa sull’anno dell’1,3%, per un totale di 241.830 avvocati. Quanto alle ragioni, un impatto su questo dato potrebbe essere stato prodotto dalle assunzioni nell’Ufficio del Processo.
Tornando alle ragioni che stanno deprimendo la categoria, i redditi, nell’anno della pandemia, hanno subito mediamente una riduzione di sei punti percentuali, collocandosi poco sotto i 38.000 euro.
Resta comunque importante, in valori assoluti, il peso economico della categoria con: 8,5 miliardi di redditi prodotti a fini Irpef nel 2020 (-4,1%), e un volume di affari Iva che si è attestato a 12,8 miliardi (-4,6%).

Lo scenario preoccupa in particolare i giovani avvocati. Il presidente dell’Aiga, Francesco Perchinunno, a questo proposito ha espresso l’auspicio che «il Governo torivi risorse all’interno del PNRR per finanziare la riconversione delle nostre competenze ed incentivare le aggregazioni».