Budget in house: Un general counsel su tre si aspetta una spesa in crescita

a cura di francesco bonaduce e ilaria iaquinta

Pandemia, digitalizzazione e nuove tecnologie, ma anche la richiesta di forme di partnership con gli studi legali. Quali sono le scelte che indirizzano la spesa delle direzioni affari legali interne? La redazione di MAG, in collaborazione con AIGI, ha condotto un’indagine sui budget del 2022 dei dipartimenti in house delle aziende italiane. Dalle rilevazioni dell’Associazione italiana giuristi d’impresa – la più rappresentativa in Italia, con 1.400 iscritti – si stima che il numero dei legali interni nel nostro Paese sia almeno 5mila. Un dato in continua crescita. Inhousecommunity.it ha contattato un campione di circa 50 appartenenti alla categoria e il risultato che se ne ricava è un’istantanea che testimonia lo stato di salute delle direzioni legali, evidenziando criticità e lasciando intravedere alcune tendenze.

Giuseppe Catalano (credit: MAG/Imagoeconomica.it)

Nell’ottica di realizzare una “lettura guidata” del sondaggio, MAG ha chiesto aiuto a Giuseppe Catalano, presidente AIGI e segretario del consiglio di amministrazione di Generali. Per prima cosa, Catalano descrive la natura delle diverse strutture in house in Italia: «Le direzioni legali dipendono dall’assetto organizzativo della società. Nelle società del settore finanziario, ed in quelle più grandi, si è creata la “gemmazione” della funzione di compliance e, in alcuni casi, anche di quella che si occupa degli affari societari, come succede in Assicurazioni Generali. Quello che si nota con sempre minor frequenza è la presenza di legali “di linea”, cioè di figure di giuristi che si occupano solo di una funzione aziendale, e questo, a mio parere, è un bene».

(NON) EFFETTO PANDEMIA?

Veniamo al sondaggio. Al primo punto si chiedeva come è cambiato il budget nel 2022. Nel cinquanta percento dei casi, i general counsel hanno dichiarato che il “tesoretto” del dipartimento legale per l’anno in corso è in linea con quello dell’ultimo biennio. In quasi un caso su tre è invece previsto un aumento rispetto agli ultimi due anni, in linea con le mutate esigenze legali della società. [vedi figura 1]

Fonte: MAG – LC Publishing

Un dato interessante è che sulla determinazione del budget non sembra aver influito la pandemia: circa il 65% degli intervistati ha infatti risposto che il Covid-19 non ha condizionato né in positivo né in negativo le risorse economiche a disposizione della direzione legale. Pesano praticamente allo stesso modo i casi in cui la pandemia ha ridotto ulteriormente il budget (18,75%) e i casi in cui lo ha fatto aumentare, in linea con la crescita delle esigenze legali (16,67%). [figura 2]

In riferimento al fatto che la pandemia sembra non aver influito sul budget dei dipartimenti in house, Giuseppe Catalano dà una lettura “diversa”: «Non siamo ancora certi di quale sarà l’effetto della pandemia sulle nostre attività e quindi, come accade sempre nel nostro ruolo, siamo estremamente prudenti nelle nostre valutazioni».

Fonte: MAG – LC Publishing
TEMPI “NEBULOSI”, SPESE PRUDENTI

Prudenza è un termine che torna anche in relazione ad altre evidenze che emergono dalla survey. Ad esempio, la percentuale dedicata alle consulenze esterne: la risposta più frequente (oltre una su cinque) vede un’equivalenza (50%) tra spesa interna e spesa in consulenze esterne. In generale, nel 68,75% delle risposte, la spesa legale dedicata alle consulenze esterne è minore o uguale al 50% del budget.

Per quanto riguarda invece la percentuale di spesa legale dedicata ai costi del personale interno, anche in questo caso, la risposta più frequente (1 su 4) è il 50% del budget. Nel 75% delle dei casi i costi sono ricompresi tra lo 0 e il 50% del budget. La voce “nuove esigenze legali”, interne o esterne, che possano sopravvenire nel corso dell’anno, sembra incidere poco sul totale della spesa di un dipartimento in house: nel 77% dei casi, meno del 20% del budget è dedicato a questa voce.

Come anticipato, sono dati che, per Giuseppe Catalano, vanno presi con la giusta cautela: «Anche in questo caso, prevale una valutazione prudente. L’aumento dei costi va di pari passo con l’idea di intraprendere operazioni straordinarie: ma le operazioni straordinarie, solitamente, non possono essere previste, particolarmente in un momento in cui gli orizzonti sono così nebulosi».

LA QUESTIONE TECNOLOGIA

Capitolo tecnologia. Una domanda verteva sulla percentuale di spesa dedicata ad aspetti come digitalizzazione e AI. La gran parte delle risposte è compresa entro il 10 percento del budget. Nel 27% dei casi addirittura non è previsto alcuna spesa a riguardo. In molti, però, sottolineano come tali voci rientrino nella competenza della direzione IT. Restando sul fronte tecnologico, le principali fonti di spesa risultano essere destinate alla gestione dei contratti (39,6%), alla compliance (37,5%) e alle piattaforme gestionali (33,3%). La voce “intelligenza artificiale” è prevista solo nel 14,6% dei casi. [figura 3]

Fonte: MAG – LC Publishing

Insomma, digitalizzazione e AI faticano a…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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