Laura Orlando diventa global head Ip di Hsf
Fondatrice della practice italiana di Herbert Smith Freehills. Poi capo del sector Life sciences della law firm a livello Emea. E adesso, secondo quanto MAG è in grado di anticipare, Laura Orlando si appresta a diventare global head dell’Ip. Il tutto a 45 anni. Uno dei cinquanta nomi che abbiamo raccontato nella prima edizione italiana dello speciale Inspiralaw, è protagonista, proprio in questi giorni, di un passaggio di rilievo che, in qualche modo, racconta una volta di più come il talento oramai sia centrale nelle scelte di sviluppo strategico portate avanti dagli studi legali e la leadership professionale stia cambiando progressivamente i suoi connotati fondamentali non limitandosi più soltanto alla preparazione tecnica degli avvocati ma anche alle loro doti manageriali. Un paradigma che riguarda tutti, a prescindere dal genere.
Avvocata Orlando, è la prima global head italiana di Hsf. Si tratta di un traguardo importante…
In effetti è la prima volta per un italiano in questo ruolo in Herbert Smith Freehills. Mi sembra di aver scardinato un altro piccolo cliché, raggiungendo un traguardo che negli studi internazionali di solito è appannaggio dei soci anglofoni che siedono negli headquarters. È un traguardo importante per me ma anche per miei compagni di viaggio della practice Ip di Milano, i miei soci Sebastian Moore e Pietro Pouché, e tutto il nostro team Ip, per cui è molto bello ora trovarsi al centro della scena.
Un riconoscimento alla practice…
È straordinario come siamo riusciti a rendere la practice italiana così importante e centrale per lo studio, avendola creata solo pochi anni fa. Il nostro team Ip a Milano del resto è sempre stato genuinamente internazionale e comprende non solo avvocati ma anche solicitor qualificati in Inghilterra, Galles e India, alcuni dei quali con background scientifico, chimico o biotecnologico, oltre che legale.
In che contesto si inserisce la nomina?
Questo traguardo si inserisce anche nel contesto della crescita della nostra piattaforma Ip e Life Sciences nell’Europa continentale, su cui abbiamo investito molto negli ultimi anni: dal potenziamento della practice di contenzioso brevettuale in Francia nel 2018 con Frederic Chevallier, all’ingresso di Ina vom Feld nel 2019 a Duesseldorf, in Germania.
Prende il posto di un’altra donna, Sophie Rich…
Sì, subentro a Sophie Rich, e anche questo mi emoziona perché Sophie è una superstar assoluta. È in Herbert Smith da oltre 27 anni ed è stata definita la rockstar dei brevetti in Europa. Lavorerò al fianco dell’australiana Rebekah Gay, un’altra donna e amica basata a Sydney, che già ricopre e continuerà a ricoprire insieme a me il ruolo di GPAL (Global Practice Area Leader) per l’Ip, con responsabilità particolare per l’Australia e la parte orientale del globo. Rebekah in particolare ha avuto un ruolo fondamentale nel potenziare la practice Ip in Cina, con l’ingresso di Peng Lei lo scorso settembre.
Quali sono a suo modo di vedere gli spazi per l’affermazione di una leadership femminile nella business law, oggi? Siete un’eccezione o questo trend potrebbe diventare una “regola”?
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