Art law: i “monuments men” oggi fanno gli avvocati

Il prossimo 25 marzo l’Ateneo Veneto ospiterà una nuova conferenza in ambito Art Law sulla tematica della restituzione delle opere d’arte espropriate dai nazisti e fascisti durante la II Guerra Mondiale. All’evento saranno presenti alcuni tra i più importanti esperti internazionali in questo specifico ambito, che nel mese di gennaio scorso è balzato agli onori della cronaca internazionale per essere finito davanti la Corte Suprema Statunitense per un caso di disputa sulla proprietà di un’opera d’arte sottratta dai nazisti durante la guerra ad una famiglia ebrea. In quell’occasione, a difendere la famiglia espropriata è stato lo Studio americano Boies Schiller Flexner di David Boies, che recentemente ha aperto una sede a Milano che si occuperà tra le varie practice anche di Art Law.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Luigi Macioce (Partner BSF Italy).

Perché tornare a parlare di opere d’arte ed espropriazioni naziste? I monuments men oggi fanno gli avvocati?
Se a prima vista discutere di avvenimenti accaduti tra il 1930 ed il 1945 può sembrare anacronistico, quello delle espropriazioni di opere d’arte operate dai nazisti e fascisti in Italia ed Europa durante la Seconda Guerra Mondiale è un tema attualissimo e fa parte di un movimento che ha radici recenti, come la conferenza di Washington del 1998.

Ci sono degli elementi di accelerazione del fenomeno?
La digitalizzazione e la messa in rete di banche dati sempre più dettagliate e sofisticate, sta portando alla luce situazioni in cui gallerie e musei, così come collezionisti privati, possono scoprire se nelle loro collezioni sono incluse opere la cui provenienza è probabilmente, o addirittura certamente, attribuibile a requisizioni nazifasciste.

L’argomento interseca tanti piani e profili inconciliabili, da regolare, spesso, alla luce di ordinamenti giuridici diversi e confliggenti. Qualche esempio?
L’interesse  degli eredi dei proprietari illegittimamente espropriati di un bene di valore, da una parte e dall’altra quello degli attuali proprietari che, magari del tutto inconsapevolmente, hanno acquisito o ereditato l’opera che si accerta essere frutto delle razzie nazifasciste.
II contrasto si sintetizza , sotto un profilo giuridico, nel decidere se prevalga il diritto degli attuali proprietari alla tutela della proprietà di un bene acquisito in buona fede sul diritto di coloro i quali hanno subìto soprusi e violazioni tanti decenni fa. Un confronto nel tempo e nello spazio che mostra anche profonde differenze in come viene gestito da parte degli ordinamenti dei vari Paesi.

Con quali esiti?
In moltissimi casi, in paesi regolati dal diritto civile, come Italia, Francia e Germania la prescrizione fa prevalere le ragioni degli attuali proprietari contro quelle degli eredi degli espropriati. In altri casi e in altri sistemi di diritto, non ultimo quello statunitense che ancora rappresenta il più grande dei mercati per le opere d’arte, le azioni a difesa di diritti degli eredi di chi ha subìto persecuzioni ed espropri nazifasciste, sono ritenuti imprescrittibili e quindi attivabili senza limiti di tempo.

La questione è a dir poco “delicata”…
Al piano del diritto vanno poi sommati quello relativo ai rischi di carattere reputazionale per collezionisti e musei, ma anche quello meramente economico, con il valore che può d’improvviso azzerarsi per un’opera sospettata di essere stata sottratta, dato che nessun operatore professionale degno di tale nome vorrà trattarla.

Cosa fare in questi casi, e quali siano gli scenari possibili in tema di diritti azionabili di fronte ad una corte di giustizia?
Il sistema di soft law, le convenzioni e gli accordi internazionali spingono gradualmente ma decisamente verso una composizione di equilibri tra diritti confliggenti. Per questo sempre di più gli operatori e i consulenti suggeriscono al collezionista, al museo e alla galleria d’arte soluzioni negoziate e trasparenti che trovino la soddisfazione di tutte le parti coinvolte.

Il tema è ancora d’attualità anche in virtù dei nuovi scenari bellici?
Il tema delle opere rubate, razziate ed espropriate in tempo di guerra è stato sempre più sentito e conosciuto, negli scenari di guerra che si sono succeduti dopo la II Guerra Mondiale e che hanno visto, ancora una volta, non solo il furto e la razzia del patrimonio artistico e culturale proprio dei teatri di guerra ma anche la distruzione degli stessi. In queste ore si sta assistendo ad un nuovo assurdo conflitto proprio alle porte dell’Europa e di nuovo ci si chiede anche quale sarà il destino di preziose testimonianze della cultura dell’arte e della tradizione dei paesi oggetto della cieca violenza espressa nel contesto dello stesso.

nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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