Lexant, profitto e bene comune
PER LEGGERE LA VERSIONE INTEGRALE CLICCA QUI E SCARICA MAG
Cresce il numero di studi legali che scelgono di costituirsi come società benefit. Tra i casi più recenti quello di Lexant, studio fondato da Anna Caimmi e Andrea Arnaldi, che ha deciso di operare una profonda trasformazione adottando un modello organizzativo innovativo e nuovi obiettivi. Lo studio, infatti, ha assunto la nuova forma di società benefit tra avvocati, una società multidisciplinare di capitali che inserisce nel proprio oggetto sociale, insieme alla finalità di profitto, l’impegno di mettere in atto azioni di beneficio comune, operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente in ossequio alla cultura Esg.
Il nuovo statuto contiene finalità che prevedono la promozione di un ambiente di lavoro positivo e sempre più inclusivo, che possa favorire la crescita individuale e collettiva, attraverso la valorizzazione del potenziale di ciascuna persona e favorendo la soddisfazione nel lavoro. Questo includerà anche l’incoraggiamento verso una modalità di lavoro quanto più flessibile per migliorare l’equilibrio tra esigenze personali, tempo libero e lavorativo.
Simona Cardillo, avvocato che in Lexant ha maturato una grande esperienza nella gestione dei progetti legati alla compliance e alla sostenibilità aziendale con riferimento ai temi delle società benefit e B Corp, è la responsabile dell’impatto (L. 208/2015) e sarà lei a produrre la rendicontazione di fine anno che vuole misurare i risultati raggiunti e l’impatto derivato dall’attività per individuare nuovi obiettivi per l’anno successivo. MAG l’ha intervistata assieme alla socia Anna Caimmi.
Lexant ha cominciato l’anno con una novità: la trasformazione in Sta Benefit. Perché questa scelta?
Anna Caimmi (A.C.): I temi Esg, sono uno dei principali criteri sulla base dei quali oggi l’azienda viene valutata dai propri stakeholders. Le sollecitazioni arrivano, sempre più forti, da parte dei consumatori, dai partner industriali e commerciali, dalle agenzie di rating, dal mondo della finanza e dalle istituzioni. Lexant, assiste nel processo verso la sostenibilità le imprese clienti e, partendo dall’impegno, dai progetti e dalle relazioni costruiti e valorizzati fino ad oggi, vuole essere espressione diretta di un modello imprenditoriale innovativo che metta assieme obiettivi di profitto e impegno sociale.
Profitto e bene comune: come coesistono nell’attività di uno studio legale?
Simona Cardillo (S.C.): I due valori non solo si integrano tra loro ma crediamo, anzi, possano essere uno fonte di spinta per l’altro. Una maggiore motivazione e la coesione tra i professionisti porta a un loro migliore risultato professionale in vista del raggiungimento di condivisi obiettivi di business di medio–lungo periodo. Non solo. Il perseguimento di valori sociali migliora fortemente la nostra relazione con i clienti, creando un rapporto basato sulla trasparenza, sulla fiducia e sulla condivisione di prospettiva.
Cosa serve per diventare una Sta Benefit?
A.C.: La trasformazione, di per sé, è rappresentata dalla modifica dello statuto societario, dall’inserimento di alcune clausole e dalla nomina di un responsabile dell’impatto. Ma questo non basta. Una società benefit assume un impegno verso i propri stakeholder e deve dunque strutturare una strategia di sostenibilità che sia coerente, responsabile, allineata al business e capace di provocare realmente un cambiamento sostanziale nella gestione dei rapporti con la comunità ed il territorio. Tutto ha avvio, in questo senso, dall’introduzione di una diversa, innovativa, cultura aziendale.
Nella pratica, questa scelta cosa implica? Possiamo fare una sorta di analisi costi/benefici?
S.C.: Come dicevamo, la prima cosa su cui lavorare è l’avvicinamento al tema della sostenibilità, superando l’equivoco, primo tra tutti, che questa sia solo ambientale. Lexant ha avviato il proprio percorso partendo dall’impegno, dai progetti e dai valori già fortemente radicati al proprio interno, rivolti alle proprie risorse ed alla comunità in cui opera, ma cambiando il proprio approccio agli stessi. In tale contesto, non ci limitiamo, come in passato, ad avviare iniziative che riteniamo virtuose.
Cioè?
S.C.: Oggi le programmiamo, posiamo un target temporale e fissiamo specifici KPI che ci permettano di misurare e presidiare il processo, anche in termini di costi, per poter eventualmente intervenire in itinere e per poterne valutare, all’esito, i risultati in termini di valore creato. Difficile dunque, e forse limitativo, stimare nel breve periodo il rapporto costi/benefici, si tratta di un percorso di crescita che deve guardare in avanti, al futuro, che deve rappresentare la spinta al raggiungimento di sempre più ambiziosi obiettivi, etici ed economici.
Domanda brutale: ai clienti interessa? Nel senso, cambia il loro atteggiamento nei confronti dello studio?
S.C.: Le aziende sono…
PER PROSEGUIRE LA LETTURA CLICCA QUI E SCARICA LA TUA COPIA DI MAG