Legislab con Bologna e Bonaglia apre a Parigi
di giuseppe salemme
Le vie dell’internazionalizzazione sono infinite. Negli ultimi MAG abbiamo spesso raccontato le modalità con cui molti studi legali italiani si stanno affacciando sul mercato estero. Ognuno con una strategia propria, che quasi sempre riflette una precisa filosofia di lavoro.
Lo stesso discorso vale per LegisLab, studio che sotto la guida del managing partner Piergiorgio Mancone ha da poco dato il via a Parigi a LegisLab Avocats, associazione professionale che, più che una sede estera di uno studio italiano, vuole essere uno studio francese a tutti gli effetti.
A guidare gli uffici parigini, situati a due passi dagli Champs Elysées, i due founding partner Francesca Bologna e Fabio Bonaglia (entrambi con un passato in CastaldiPartners, esperienza dopo la quale Bologna era passata a Tsclex e Bonaglia aveva dato vita a uno studio indipendente), da anni attivi principalmente sul territorio francese e che hanno sposato in pieno il progetto di LegisLab: declinare il marchio e l’approccio al lavoro in prospettiva sempre più europea, coinvolgendo professionisti locali nei paesi target. A tutto beneficio del cliente, che potrà contare su un’assistenza integrata su più giurisdizioni. E a smentita della tesi per cui solo i grandissimi studi possano avere respiro e ambizioni internazionali.
Quando inizia il progetto di LegisLab a Parigi e come nasce?
Francesca Bologna: Lo studio ha aperto ufficialmente il 1 gennaio 2020 con me e Fabio, che ci conoscevamo e lavoravamo insieme da più di 15 anni. A seguito di un lungo dialogo avviato con LegisLab e i suoi soci ci siamo resi conto che le nostre modalità di lavoro e l’idea che abbiamo della professione erano omogenee, è stato quindi un esito naturale formalizzare la nostra collaborazione. Nonostante il contesto sanitario abbia reso il periodo iniziale più difficile di quanto previsto, la crescita è stata importante fin da subito.
Fabio Bonaglia: Confermo. Tant’è che abbiamo già in entrata un terzo socio per coprire le tematiche di diritto del lavoro, oltre a un nuovo collaboratore. Raggiungeremo dunque in anticipo l’obiettivo che ci eravamo dati: coprire entro 2 anni dall’apertura le practice corporate M&A, lavoro, concorrenza/distribuzione e immobiliare. Abbiamo anche investito su una bella sede: tra gli Champs Elysées e Alma Marceau, di fianco al nuovo hotel Bulgari. Comoda per i clienti e spaziosa: attualmente ci lavoriamo in sei, ma avremmo già spazio per raddoppiare questo numero.
Come mai proprio la Francia?
Piergiorgio Mancone: Il nostro obiettivo è dare ai nostri clienti una piattaforma di servizi legali integrati anche all’estero. Siamo partiti dalla Francia perché abbiamo trovato subito la corrispondenza di interessi con Francesca e Fabio, avvocati con le nostre stesse caratteristiche: con vocazione internazionale, e che si occupano di diritto senza paura di parlare di business; anzi, con il fine di migliorare il business del cliente.
Quindi l’apertura in Francia è l’inizio di un piano di espansione anche in altri Paesi?
Piergiorgio Mancone: L’ambizione è quella: replicare fuori dai confini quello che LegisLab è in Italia, e creare uno studio crossborder e paneuropeo . Abbiamo un brand che va sviluppato e che è una dichiarazione d’intenti: un laboratorio in cui ognuno mette a terra le sue competenze per ottenere collettivamente il miglior risultato. E non vogliamo farlo creando sedi secondarie, o creando alliance; non abbiamo nemmeno le dimensioni per fare un’operazione “alla Pirola” (vedi MAG 169 ndr). Vogliamo trovare persone che sposino il progetto, creando per ogni paese uno studio di avvocati specializzati nel diritto locale.
Fabio Bonaglia: Gli elementi che sono stati determinanti nel convincerci a sposare il progetto sono stati proprio il brand, già costituito e non basato sulla classica unione dei cognomi dei soci storici, e la volontà di creare un vero studio in ogni paese.. Io e Francesca, sebbene lei abbia l’abilitazione anche in Italia, siamo professionisti francesi, e non volevamo diventare una branch di uno studio italiano o un’etichetta che influenzasse passivamente il nostro lavoro. Mentre ci attraeva l’idea di mettere la nostra competenza e la nostra faccia nell’elaborazione di una filosofia di lavoro, ovvero proporre degli avvocati specializzati e radicati nell’ordine giuridico di appartenenza.
Francesca Bologna: Poi, ad esempio, talvolta ci sono controversie che per vari fattori potrebbero essere gestite alternativamente in Italia o in Francia. In quei casi, la possibilità di effettuare la scelta del foro pensando alla via più vantaggiosa, rapida ed efficace per il cliente costituisce un vero valore aggiunto.
Dal punto di vista formale come siete organizzati? In che forma è costituito lo studio francese?
Francesca Bologna: Siamo un’associazione professionale. E gli studi italiano e francese sono integrati e legati da una…
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