IL BORSINO DEL SOCIO: I SELEZIONATORI GUARDANO L’INCASSATO
L'estate è finita e in tanti ormai sono tornati al lavoro. E qual è il pensiero più comune tra chi rientra nel solito vecchio ufficio e rincontra le solite vecchie facce? Ma ovvio: voglio cambiare. Ma che aria tira sul mercato? E soprattutto come si fa a capire se si è, o meno, in grado di proporsi a un altro studio legale? Un indicatore che può tagliare la testa al toro, in pochi minuti (e convincere tanti a rimettersi al lavoro perché, tanto, non è aria…) è quello dell'analisi del portable business richiesto attualmente.
In media, secondo quanto riscontrato da Mag by legalcommunity, il candidato equity partner di uno studio di media grandezza con propensione internazionale deve avere un portable business di almeno 800mila euro. Mentre, se l'aspirazione è per una partnership non equity, possono bastare anche 400mila euro.
C'è un dato curioso, tuttavia, da mettere in evidenza: sempre più spesso viene chiesto che queste cifre non si riferiscano al "semplice" fatturato del candidato socio ma al suo incassato.
E' l'head hunting ai tempi della crisi. E soprattutto all'indomani di molti deal che alla fine si sono rivelati veri e propri "pacchi"! Ma l'accorgimento, nell'analisi di un profilo, rischia di servire a poco. Infatti, se già è difficile dare una garanzia credibile sul giro d'affari che la propria practice sarà in grado di produrre per lo studio, ancora più ardua rischia di rivelarsi l'impresa di centrare l'obiettivo di incassato prospettato nel corso dei colloqui.