BAROZZI: IL TFR IN BUSTA PAGA? ECCO COSA SI RISCHIA

di sergio barozzi*

La proposta di inserire il TFR in busta paga ha un suo indubbio fascino. In fin dei conti è nato come “retribuzione differita” e quindi ben si potrebbe trasformare in “ retribuzione corrente “. L’idea viene sostenuta, come spesso avviene, facendo un confronto con l'estero: il TFR è una anomalia, esiste solo in Italia, si dice, gli altri, che stanno meglio, non ce l' hanno quindi si può abolire.

Il che è vero, ma non bisogna sottovalutare il fatto che il confronto con l'estero è una bella cosa, ma va fatto tenendo in debita considerazione il contesto in cui ci si trova e l’insieme della situazione. Dalle riforme istituzionali al diritto del lavoro ogni singolo istituto deve essere correttamente inquadrato nel sistema. Ogni sistema ha le sue specificità e sistemi completamente diversi funzionano altrettanto bene. Non si può mixare la flessibilità inglese con il consociativismo tedesco con la rigidità francese, non sempre l’ingegneria genetica funziona in economia e nella società. Il sindacato nei consigli di amministrazione funziona in Germania, ma non in Inghilterra perché è diverso il contesto istituzionale, culturale e giuridico. La Scandinavia con il suo sistema di welfare statale funziona altrettanto bene che il sistema americano, dove il concetto è sconosciuto. E allora anche se è vero che solo noi abbiamo il TFR, non dobbiamo far finta che non esista una ragione per la sua sopravvivenza, o che la sua abolizione abbia solo effetti positivi. Il problema non risiede tanto nei dettagli tecnici: come tassarlo, come evitare che scattino aliquote fiscali maggiorate, come gestire il TFR già accumulato, la norma si applicherebbe a tutte le aziende o solo ad alcune?

Queste obiezioni possono essere superate varando una buona legge studiata nei particolari, il nodo della questione è invece un altro. Infatti, prima di abolire il TFR bisognerebbe ricordarsi che sul TFR non molto tempo fa si è impostato il sistema della previdenza privata, pressoché sconosciuto nel nostro paese. Abolire oggi quello ne doveva costruirne il perno e volano principale significa affossare il progetto. Con l’attuale sistema previdenziale a ridotta copertura pubblica far fallire la previdenza privata significa ritrovarsi tra non molti anni con un ampia fetta di popolazione priva di reddito adeguato. Con conseguenze economiche e sociali inimmaginabili. La proposta è affascinante, ma suona un pò “meglio un uovo oggi…”.Peccato che quando si parla di previdenza dimenticarsi della gallina significa caricare una bomba ad orologeria la cui deflagrazione può avere effetti destabilizzanti per l’intero Paese.

*partner di Lexellent

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