AVVOCATI: LA CONCORRENZA? SI BATTE PUNTANDO SULLA SICUREZZA
di nicola di molfetta
Da tempo non si parla d’altro. Come fa, uno studio legale, a distinguersi dalla fitta concorrenza sul mercato? Il valore aggiunto è diventato il feticcio di un’avvocatura che cerca una risposta “magica” a una crisi che non riesce ancora a domare e dalla quale non è ancora in grado d’uscire. Un contratto è un contratto? Oppure è possibile aumentare il valore di questo prodotto? E se sì in che modo? Dopo essersi concentrate per anni sulla sola variabile del prezzo delle prestazioni, molte realtà si sono rese conto che ci sono anche altre e più fondamentali risposte a questa domanda. Una di queste è: garantendone la sicurezza riguardo alle informazioni collegate alla vicenda regolata, gli interessi delle parti e i loro dati sensibili.
Ogni volta che uno studio legale acquisisce un cliente e ogni volta che questo cliente decide di affidargli un mandato, il bene più prezioso che viene riposto nelle mani degli avvocati di quello studio è rappresentato dalle informazioni che riguardano quel cliente e la sua attività. Queste informazioni rappresentano un patrimonio di dati sensibili e strategici che chiunque si rivolga un’organizzazione legale si aspetta siano trattati con la dovuta attenzione e la necessaria cautela.
Sono almeno 14 gli “scenari di pericolo” che possono concretizzarsi in uno studio legale e rispetto ai quali ogni struttura dovrebbe essere, già oggi, in grado di garantire una piena compliance: mappatura dei rischi, stima della probabilità che si verifichino, tipologia del danno che potrebbe derivarne e misure di sicurezza (fisiche, logiche e organizzative) che la struttura ha previsto e adottato per il loro contenimento.
Le strutture internazionali, a questo proposito, hanno poco da imparare. Per gli studi inglesi e americani, la gestione della sicurezza delle informazioni custodite nello studio è un dato acquisito da anni. Il tema, invece, è entrato nell’agenda di molti studi italiani solo di recente. Dopo anni spesi a investire su sistemi di “crm” (gestione della relazione con il cliente), le law firm nostrane hanno finalmente cominciato a capire che oltre alla soddisfazione dell’assistito è compito fondamentale occuparsi della sua sicurezza. Si tratta, peraltro, di un’incombenza prevista dalla legge (d.lgs 193/2003).
Molti Ordini hanno prodotto degli esempi di come preparare un documento programmatico di sicurezza. Il punto, però, è che ciò che può andar bene per un piccolo studio legale, non può bastare per strutture complesse come le boutique o le law firm più grandi, dove circolano molte più persone, ruotano i collaboratori, cambiano gli avvocati e abbonda il personale di staff.
Sentirsi al sicuro, oltreché adeguatamente assistito, è la necessità primaria di qualunque soggetto che si rivolga a uno studio legale. Il costo, rappresentato dall’adozione di un sistema di sicurezza moderno, potrebbe presto rivelarsi un investimento fondamentale soprattutto considerato che sono pochissimi gli operatori che ne sono già provvisti. Riuscire a garantire la tutela delle informazioni e dei dati, far sapere che si è in grado di farlo con mezzi sofisticati, potrebbe diventare una leva di marketing fondamentale per centrare l’obiettivo del distinguersi sul mercato.
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