LATERAL O NON LATERAL? QUESTO È IL PROBLEMA
di nicola di molfetta
Un anno intenso sul fronte dei lateral hire, ovvero dei passaggi di avvocati da uno studio a un altro. Un vero boom, con oltre 110 cambi di casacca o giri di valzer, come raccontiamo nella storia di copertina di questo numero (clicca qui per leggerlo gratis). ?Un trend molto interessante, soprattutto se ci si ferma a riflettere sul fatto che a fronte di questo massiccio esodo di professionisti non c’è stato un altrettanto imponente trasferimento di fatturato. Le stime di Mag by legalcommunity.it parlano di poco meno di 70 milioni di euro. Ma a cosa serve o dovrebbe servire un lateral hire? Non c’è una sola risposta a questa domanda. Di certo, però, l’arrivo di un nuovo socio dovrebbe aiutare lo studio a rafforzare la propria offerta in un determinato settore o ad allargare il proprio raggio d’azione a una nuova area di pratica. Il tutto con un contestuale beneficio sul fronte del fatturato. Senza queste precondizioni, viene da dire, è sempre meglio lasciar stare.
Non bisogna mai dimenticare che l’integrazione di un business case e del suo fautore all’interno di un’associazione professionale rappresenta sempre un momento delicato. Potenzialmente pericoloso. Anche al netto delle prospettive di crescita che può garantire alla struttura. Si tratta sempre di un “corpo estraneo”, un innesto che al di là delle promesse di successo (e di guadagno) si deve misurare con un nuovo contesto, nuovi interlocutori e un modus operandi consolidato. Il gioco, quindi, deve valere la candela. Altrimenti i costi rischiano di superare i benefici.
La decisione di acquisire un socio dall’esterno, riducendo le possibilità di accesso alla partnership per i professionisti che già operano nella struttura, deve rispondere a un preciso disegno strategico e a una ponderata analisi delle sinergie attuabili grazie all’integrazione. Perché oltre a deteriorare il clima interno alla struttura, un lateral hire sbagliato rischia di far salire la voce “spese” e diluire quella degli utili.
Le operazioni puramente opportunistiche, quelle a buon mercato ovvero quelle fatte per “dare un segnale al mercato” (della serie, «siamo uno studio vivo e attivo, tanto che ci allarghiamo e cresciamo») rischiano di ritorcersi contro la partnership e produrre effetti esattamente contrari a quelli desiderati.
L’acquisizione di un nuovo socio o di un gruppo di partner con relativi collaboratori deve essere un investimento. Allora sì che ci si può spingere fino ad adottare un approccio aggressivo. Perché se si è convinti che un professionista (o un team), siano in grado di cambiare gli equilibri di mercato, fare la differenza e dare impulso allo sviluppo dell’associazione, allora la sua conquista diventa un obiettivo da perseguire con ogni mezzo.
Si pensi a quanto accade dall’altra parte dell’Atlantico. Negli Stati Uniti si parla da giorni del mega “ingaggio” da 9 milioni di dollari con cui Kirkland & Ellis avrebbe conquistato James F. Hurst, strappandolo a Winston & Strawn dove ha lavorato negli ultimi 25 anni e dove era a capo del litigation. Una cifra da capogiro, anche per il primo mercato al mondo dei servizi legali.
In tanti si sono chiesti cosa abbia spinto Kirkland a una mossa così estrema. La risposta che molti hanno trovato sta nella biografia di Hurst e nel suo track record. Signore indiscusso nelle cause che coinvolgono colossi farmaceutici. Punto di riferimento di un’industria in costante espansione, afflitta da questioni regolamentari e puntualmente nel mirino delle autorità. Un comparto produttivo al quale Hurst, stando ad alcune sue dichiarazioni, voleva dedicarsi in maniera esclusiva, cosa che, però, nel suo vecchio studio non poteva fare. Questa opportunità, invece, gli è stata offerta da Kirkland che, così, ha incrociato le proprie esigenze di espansione con le aspirazioni professionali di un vero fuoriclasse del mercato.
Un’operazione costosa? Senz’altro. Fruttuosa? Sarà il tempo a rivelarlo.
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sommario
Agorà
- L’ETICA PROFESSIONALE? TUTTA DA RICOSTRUIRE
- CINQUE RAGIONI CHE FRENANO I CONCORDATI IN BIANCO
- EVERSHEDS CERCA UN MERGER AMERICANO
- IL CANADA APRE ALLE IMPRESE LEGALI
- CRESCE L’IMPEGNO FILANTROPICO DI BEP
Il Barometro del mercato
UN ANNO DI BUSINESS IN 20 OPERAZIONI
Ecco quali sono stati i settori in cui si è concentrata maggiormente l’attività degli studi legali d’affari e i deal più rappresentativi del 2014 per valore, impatto di sistema e innovatività.
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