Avvocati, agli ordini serve una svolta «sindacale»
Un ente inutile? Tutt’affatto. «E’ vero che la riforma ha in parte svuotato gli Ordini dalle loro competenze, in primis quelle disciplinari, ma sono assolutamente convinto che gli Ordini possano rilanciare il loro ruolo come forza sindacale della Categoria». Antonio Conte (nella foto) 52 anni, ex presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati (Coa) di Roma e oggi nuovamente in corsa per le elezioni che nella Capitale si sarebbero dovute svolgere il prossimo 10 marzo e che ora sono state rinviate sine die, ha una visione chiara di quello che, secondo lui, queste istituzioni possono diventare oggi che, tenuta degli Albi a parte, hanno perso una delle funzioni più rilevanti che esercitavano in passato: il controllo disciplinare sui propri iscritti. Gli Ordini, dice Conte a Mag by legalcommunity.it, possono diventare una «reale forza sindacale».
Avvocato Conte, quali sono secondo lei le tre questioni più urgenti che i nuovi Coa dovranno affrontare dopo il loro insediamento?
Il nuovo Coa sarà completamente diverso dal concetto precedente di Consiglio dell’Ordine. Non si occuperà più della disciplina – fino a ieri uno dei primari compiti di tale Organo – e, quindi, potrà diventare una reale forza “sindacale” per la categoria, presente sul territorio locale.
Le urgenze?
Le urgenze sono tantissime: vanno varati provvedimenti emergenziali per risollevare la categoria, che ha vissuto, nell’ultimo triennio, il punto più basso della sua “Storia”. I nuovi Coa dovranno essere un forte interlocutore verso la Cassa Forense, che è vista nell’immaginario collettivo degli avvocati come una “struttura” che tanto toglie e nulla dà. Poi, i coa dovranno lavorare per creare nuovi Protocolli con gli Uffici Giudiziari, per migliorare lo svolgimento delle udienze in genere, ottenere un maggior riguardo sulla liquidazione dei compensi da parte dei giudici, che talvolta paiono davvero umilianti per l’avvocato, promulgare una promozione di eventi formativi di taglio pratico, ma allo stesso tempo di grande qualità, che forniscano – soprattutto ai giovani Avvocati – la possibilità di formarsi per acquisire nuove possibilità di lavoro specializzato.
La questione dei compensi è cruciale nel contesto di proletarizzazione della categoria…
I Coa dovranno divenire una porta di ascolto per gli avvocati anche per la gestione del recupero del credito del compenso professionale, vera “piaga”, oggi, che uccide tanti studi di colleghi.
Colpisce la scelta della sua lista di eliminare il contributo 2% per l’Ordine per i pareri sulle parcelle, presente nel programma: qual è la ratio?
La ratio è molto semplice: un provvedimento emergenziale per aiutare i colleghi. Ma non basta. Bisognerà lavorare per un vero Protocollo con il Tribunale sul punto della liquidazione dei compensi, e per far acquisire altra dignità all’opinamento dell’Ordine sulle parcelle, che oggi è quasi non considerato dai magistrati. E questo è inaccettabile. Gli avvocati, ormai, non chiedono più la liquidazione della parcella all’Ordine perché già conoscono la poca considerazione che i giudici hanno dell’opinamento consiliare.
Nel precedente numero del nostro magazine, in un’intervista, è stata rilanciata l’idea/provocazione radicale di abolire l’ordine che a detta di molti è ormai un ente inutile: lei cosa ne pensa?
Sono totalmente in disaccordo. Intanto, alla mia storia politica forense ho sempre dato un profilo “Ordinista” – cioè ho sempre creduto nella centralità dell’articolazione territoriale dell’Istituzione Forense – e credo che l’Ordine sia un baluardo di libertà a tutela della libera professione che a sua volta tutela i diritti costituzionalmente garantiti del cittadino.
Ma senza più nemmeno il potere disciplinare, che ruolo “esclusivo” potrà esercitare?
E’ vero che la nuova legge professionale ha in parte svuotato gli Ordini dalle loro competenze, in primis quelle disciplinari, ma sono assolutamente convinto che gli Ordini possano rilanciare il loro ruolo da un punto di vista “di forza sindacale della categoria”. L’interlocuzione con la Cassa Forense, per ottenere dalla stessa aiuti, moratorie, servizi, ausili per i Colleghi, credo sia un passaggio fondamentale. La Cassa Forense deve diventare il Credito Cooperativo di aiuto per gli Avvocati in difficoltà e non solo, quindi anche per lo sviluppo e la crescita professionale degli stessi.
Lei insiste sul concetto di struttura a vocazione sindacale: cosa significa in concreto?
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