Hogan Lovells, ricavi a quota 30 milioni

Il fatturato è in crescita. Così come l’organico. Hogan Lovells è tra le più attive law firm internazionali presenti in Italia. A Roma ha da poco cambiato sede. E nel corso dell’ultimo anno ha riscontrato il buon esito della decisione strategica di focalizzare il proprio sviluppo puntando sugli industry sector oltreché sulla classica organizzazione per aree di pratica. Il tutto, racconta Luca Picone (nella foto) a MAG, da circa un anno managing partner dello studio qui nella Penisola, in un contesto che vede un rinnovato interesse da parte dei capitali internazionali nei confronti dell’Italia. Qui i deal cross border sono cresciuti del 67% raggiungendo un valore di 29 miliardi e nel frattempo sono state ben 220 le società tricolori che hanno fatto spazio a soci stranieri nel loro capitale (si veda il numero 92 di MAG).

Si tratta di un trend che Hogan Lovells ha fotografato con precisione assieme al Politecnico di Milano in uno studio che ora si appresta a presentare in giro per il mondo. «Saremo a Londra il prossimo 10 aprile», dice Picone a MAG, «il 19 a Zurigo e poi proseguiremo a maggio con un evento a Monaco e a giugno in Asia». È un’attività «che stiamo portando avanti assieme al ministero degli Affari esteri e Ice».

L’avvocato rispedisce al mittente la retorica della “svendita” del Paese o della sua colonizzazione. «Sono polemiche quasi sempre prive di fondamento», ribatte, «gli investitori esteri di solito comprano pagando bene e continuano a investire sostenendo la crescita e l’internazionalizzazione delle nostre aziende». In buona sostanza, forniscono quegli strumenti che diversamente le imprese nazionali farebbero fatica a trovare: «Si tratta di strumenti che permettono all’eccellenza italiana di essere più visibile all’estero».

Nel corso degli ultimi due anni, Hogan Lovells si è occupatro, tra le altre, del passaggio di Polynt a Reichhold (deal da 700 milioni di euro), così come della vendita (416 milioni) di Società Energie Rinnovabili a Glenmont Partners, ovvero dell’acquisizione di Brevini Fluid Power da parte di Dana Incorporated (280 milioni).

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francesco inchingolo

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