Giurisprudenza, crollo delle iscrizioni: -22%
La riforma dei corsi universitari di Giurisprudenza non può più aspettare: per reagire al crollo delle iscrizioni (-22% l’ultimo dato relativo al 2014) è necessario rendere più flessibile il modello oggi troppo rigido e dare la possibilità agli Atenei di specializzare la propria offerta, per formare figure professionali diversificate e al passo con i tempi.
A lanciare l’allarme è Carla Barbati (foto @imagoeconomica), vice presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), intervenuta alla terza Conferenza nazionale sui Giovani professionisti, organizzata dall’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), il 5 e 6 giugno a Bologna.
Il CUN, organo di rappresentanza del sistema universitario che svolge un ruolo di controllo e consulenza per il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha elaborato tre proposte di riforma concertate con le comunità scientifiche e accademiche, frutto di un lavoro durato due anni.
Le proposte sono state inviate ufficialmente il 19 gennaio al ministro Stefania Giannini. Sono passati quasi cinque mesi, ma ancora il CUN è in attesa di una risposta per l’avvio dell’iter che porti a una ridefinizione dei percorsi universitari, che deve passare da un nuovo Decreto Ministeriale del MIUR, sentito il parere del Ministero della Giustizia, per poi essere approvato dalle commissioni competenti di Camera e Senato e dal Consiglio di Stato.
«Giurisprudenza soffre di una patologia molto grave, un quadro drammatico fra calo vertiginoso degli iscritti, tempi molto lunghi per trovare un’occupazione e un carattere sempre più di nicchia di questo corso di studio – spiega Carla Barbati – Ma da mesi è calato il silenzio assoluto da parte dei ministeri. Oggi lo studio della Giurisprudenza è regolato dal Decreto Ministeriale del 2005 imposto dall’allora ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Siamo l’unico ambito universitario che non è definito “classe di laurea” ma “corso di laurea”: non disponiamo di una laurea magistrale di due anni, siamo fermi al ciclo unico di cinque anni. Il corso di laurea è troppo rigido, con 216 crediti vincolati a ambiti fomativi monodisciplinari».
Una preoccupazione che i giovani avvocati di Aiga condividono: «Da tempo – sottolinea la presidente di Aiga Nicoletta Giorgi – l’associazione è impegnata in prima linea per chiedere la definizione di percorsi universitari capaci di costruire professionisti del diritto al passo con i tempi e con le nuove necessità dei cittadini e delle imprese. In questo senso, è fondamentale costruire il dialogo tra quei professionisti che già hanno costruito sul campo queste nuove competenze, il mondo delle imprese, che devono segnalare le proprie esigenze, e l’università, che deve ripensare la propria offerta formativa per una professione chiamata al cambiamento e a un’evoluzione continua».
Carla Barbati entra nel dettaglio di alcune delle modifiche proposte per portare lo studio della Giurisprudenza al passo coi tempi. «Le nostre proposte portano da 216 a 180 i crediti vincolati e superano l’idea degli ambiti formativi monodisciplinari – spiega la vice presidente del CUN – creando degli ambiti formativi più ampi all’interno dei quali lo studente potrà costruire il suo percorso di studi. Nello spazio aperto ai crediti formativi liberi potranno entrare nuove discipline, come quelle economiche, dando agli atenei la possibilità di costruire un’offerta formativa legata alle vocazioni dei territori. Le proposte di riforma inoltre incentiverebbero la nascita di corsi in lingua inglese».