M&A: ecco chi domina il mercato nei primi nove mesi del 2015

La difesa dell’italianità delle aziende made in Italy? Non è un argomento appealing per gli studi legali attivi nella Penisola. ?Del resto si sa: business is business. E quando si parla di comprare e vendere società, poco importa che le aziende italiane siano prede di investitori esteri o conquistatrici di asset stranieri. L’attività cross border per gli avvocati d’affari specializzati in m&a è a dir poco essenziale. Prendiamo ad esempio i primi nove mesi del 2015.

Il numero delle operazioni seguite dagli studi legali attivi in Italia (stima elaborata da legalcommunity.it su dati MergerMarket e relativa all’attività dei primi 20 studi per volume d’attività nei primi nove mesi del 2015), se quello italiano fosse esclusivamente un mercato domestico crollerebbe del 75% circa con una riduzione massima dell’attività registrata per la gran parte delle law firm internazionali (fino a -90%) e più contenuta per i player domestici (tra 50% e 60%). Grande impatto anche sul valore medio dei deal seguiti dagli studi legali che scenderebbe dell’88,2%.

Un dato interessante è che questo stato di cose non è frutto della crisi, come spesso si è detto negli ultimi tempi. Il minor attivismo del mercato domestico rispetto a quello cross border è un dato ormai consolidato da almeno 10 anni. ?Infatti, se si va a fare questo stesso esercizio di calcolo sui primi 9 mesi del 2005 si ottiene un risultato abbastanza simile. Se gli studi legali avessero lavorato solo su operazioni Italia su Italia il volume della loro attività si sarebbe ridotto del 66,4%. Quanto al valore medio dei deal seguiti, invece, la contrazione sarebbe stata del 76%.

Raffrontando invece il valore medio delle operazioni annunciate in Italia nei primi tre trimestri del 2005 con quello delle operazioni relative allo stesso periodo di quest’anno, si registra un calo del 36,2%. Insomma, in questi dieci anni, l’m&a italiano da un lato è diventato sempre più dipendente da operazioni cross border, mentre dall’altro è diventato meno ricco. Anche se, è bene ricordare, che oggi, a differenza del passato, il valore dei deal incide meno sulla determinazione dei compensi legali che sempre più di rado sono calcolati in percentuale sulla dimensione finanziaria delle operazioni e sempre più spesso sono concordati su base fissa dalle parti (ragione per la quale Mag dà più importanza al volume dell’attività svolta che al valore complessivo dei deal annunciati nel periodo).

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