Orsingher Ortu e la scommessa sulla qualità

L’evoluzione dei clienti guida quella del mercato dei servizi legali. E rafforza il posizionamento e la capacità competitiva delle cosiddette superboutique. È il caso di Orsingher Ortu.

Nell’ultimo anno lo studio ha messo a segno 10 lateral hire tra cui quelli dei soci Pierfrancesco Giustiniani, Sacha D’Ecclesiis e Alessandro Di Palma; ha avviato una nuova practice area aprendo al labour; ha promosso a counsel Francesca Fiego e Ludovico Anselmi; e secondo le stime del centro ricerche di legalcommunity.it ha chiuso risultato conseguito nell’esercizio precedente (si veda il numero 27 di MAG).

Il 2016 ha visto anche l’arrivo dei big deal nel track record dello studio. È il caso, in particolare, dei deal Polynt e Audionova. Si tratta di operazioni di m&a che hanno rispettivamente un valore di 700 e 830 milioni di euro e che lo studio ha centrato affiancando i compratori: gli americani di Reichhold in un caso e gli svizzeri di Sonova nell’altro.

«Dal punto di vista della strategia», dice a MAG Matteo Orsingher, «abbiamo l’ambizione di occupare spazi che sono frutto dell’evoluzione del mercato italiano, coprire alcune aree e farlo con qualità». «Vogliamo essere considerati come l’interlocutore adatto ad affrontare situazioni complesse», aggiunge Mario Ortu.

Una complessità che lo studio è ormai in grado di affrontare da più punti di vista. «Dal 2013, anno in cui ci siamo messi insieme», racconta Orsingher, «abbiamo lavorato per dare allo studio la configurazione che potesse esprimere al meglio le potenzialità dei due gruppi di lavoro che lo formavano. Così abbiamo individuato quelle competenze che potevano essere utili al gruppo corporate per esprimere una capacità di lavoro in ambito transactional adeguata al tipo di operazioni che si volevano intercettare.

E nel contempo che fungessero da collante sinergico rispetto al gruppo ip-tmt». Così in una prima fase lo studio ha integrato il corporate con una competenza in ambito finance, ritenuta fondamentale. Poi è stata la volta dell’antitrust, essenziale sul fronte transactional e sinergico rispetto all’ip e it.

Quindi è toccato al labour. «Ora forse ci manca un pezzettino nell’amministrativo e in certi ambiti dei mercati regolamentati», prosegue Orsingher, «ma è un pezzo non facile da trovare. Gli amministrativisti hanno avuto un percorso a parte nell’evoluzione del mercato legale con maggiore propensione verso gli studi “mono-disciplinari” soprattutto nazionali. Quindi siamo alla ricerca di un avvocato con una visione della professione consona al nostro progetto». L’idea però…

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