IL CODICE CHIOMENTI

Lo studio è tra le prime grandi realtà italiane a darsi delle regole di condotta pubbliche per tutti i suoi componenti. Istituito un sistema di whistleblowing e previste sanzioni

 

Massima riservatezza riguardo gli incarichi ricevuti, impegno al costante aggiornamento professionale, dovere di onestà e persino un vero e proprio sistema di whistleblowing a cui ricorrere qualora si venga a conoscenza di comportamenti che violano le regole. Lo studio legale Chiomenti ha deciso di darsi un codice etico. E ha deciso di rendere l’iniziativa pubblica consentendo, a chiunque sia interessato, di leggere nel dettaglio ciò che questo sistema di regole prevede non solo per gli avvocati e i commercialisti dello studio ma per tutte le persone che vi lavorano, dipendenti e staff.

Avvocati e commercialisti hanno già un codice deontologico a cui attenersi. E le rispettive organizzazioni ordinistiche prevedono organismi preposti alla vigilanza sui comportamenti degli iscritti. Spesso, queste norme di condotta vengono riprese dagli statuti degli studi associati. E questo è anche il caso di Chiomenti che, tuttavia ha sentito il bisogno di fare qualcosa di più. «La nostra associazione ha uno statuto che da sempre regola i rapporti tra i soci e fissa delle norme di condotta sia per i partner sia per i loro collaboratori. Ma si tratta di un documento riservato. Che si rivolge solo ai professionisti. Mentre con la stesura di questo codice – dice a MAG Filippo Modulo, managing partner di Chiomenti – abbiamo voluto dare vita a un documento che fosse accessibile e consultabile da tutti i componenti dello studio così come da clienti e altri stakeholder».

L’adozione di un codice etico, continua l’avvocato, «è qualcosa che oramai fa parte delle best practice di governance aziendali». Ma a quanto se ne sa, in Italia…

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