Brandstock rilancia sull’Italia

Se un servizio è una commodity va organizzato e gestito come tale. Parliamo di gestione dei portafogli di marchi e brevetti. C’è un player che si sta facendo notare sul mercato italiano, dov’è formalmente presente dal 2011 ma dove ha da poco dimostrato l’intenzione di rafforzare questo presidio inaugurando una sede a Milano. Parliamo di Brandstock. Una realtà che opera con due teste: quella della società di servizi per i grandi portafogli e quella di uno studio legale. In Italia conta 6 professionisti e clienti come Motorola/Lenovo, Mondelez, Bacardi, L’Occitane.

Ma nel giro di un paio d’anni punta a una crescita a doppia cifra, come racconta in questa intervista rilasciata a MAG Elena Galletti, vice president marketing del gruppo fondato a Monaco da Volker Spitz nel 1993 e che oggi conta 7 sedi nel mondo (l’ultima apertura è stata a Bogotà) e un fatturato globale di 30 milioni di euro.

A inizio anno Brandstock ha inaugurato la sua nuova sede Milanese: una tappa importante nel vostro percorso di internazionalizzazione…
Una tappa doverosa dovuta al fatto che Milano è il perno del business italiano e che qualsiasi evento di rilievo avviene qui. A differenza di altri Paesi nei quali abbiamo assistito ad un processo di avviamento più veloce, Milano ha richiesto tempo, energie e relazioni. I professionisti non sono generalmente veloci nel capire i cambiamenti ma con tenacia (tedesca!) siamo riusciti ad aprire diverse porte e contiamo di aprirne ancora nell’immediato futuro.

Cosa è nel dettaglio Brandstock: uno studio legale specializzato in materia ip o una società di servizi in ambito brevettuale?
Brandstock è un gruppo con due teste: la società di servizi incaricata di tutte le pratiche amministrative, con specializzazione in rinnovi, analisi e trasferimenti grandi portafogli e lo studio legale, nel quale il core business è quello che noi chiamiamo servizio “Complete” ovvero una piena gestione in outsourcing di portafogli IP con attività di consulenza e litigation integrate.

Tutto comincia in Germania: ci ricorda come e quando?
Nel 1993 dal nostro visionario CEO, il dott. Volker Spitz, avvocato specializzato in IP che si è reso conto di quanta opacità ci fosse nell’ambito dei servizi legati alla tutela e valorizzazione della proprietà intellettuale. All’inizio pensava alla creazione di una piattaforma di stock di brand (da qui il nome Brand-stock) integrando una parte di valorizzazione del marchio e un marketplace connesso. E poi ha intuito che il mondo dell’IP altro non era che un mondo di commodities, nel quale portare trasparenza e chiarezza, a vantaggio di chi per anni ha subito le (eccessive) parcelle di studi blasonati.

L’internazionalizzazione è diventata subito strategica?
Lo è divenuta quando abbiamo capito che il mercato statunitense era in grado immediatamente di capire la differenza dagli altri. A parità di qualità e competenza con grandi studi legali internazionali, Brandstock offriva il vantaggio di un’analisi scientifica del portafoglio e di una comparazione dei prezzi senza eguali sul mercato. E negli anni ha consolidato il network di oltre 200 studi legali nel mondo con I quali collaboriamo abitualmente e che sono oggetto trimestrale di valutazioni e scoring.

Da quanto tempo effettivamente operate anche in Italia?
Operiamo già dal 2011 con diverse aziende del Nord Est.

Brandstock fa un forte uso della tecnologia. Anche nella sua gestione interna. Cosa vuol dire che siete uno studio liquido?
Semplice: la tecnologia ci permette di fare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento da qualsiasi posto. Perché dover costringere I nostri dipendenti allo stare ogni giorno a lavorare nello stesso posto? Negli anni abbiamo assistito ad un logoramento delle persone e quindi delle loro capacità dovute alla costrizione fisica (e mentale) dell’abitudine. Noi crediamo che…

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nicola.dimolfetta@lcpublishinggroup.it

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