GARANZIA GIOVANI, ROTONDI (LABLAW): «SERVE UN INTERVENTO DI SISTEMA»
Non cessa l'allarme sull'occupazione giovanile in Italia. Gli ultimi dati forniti dall'Istat e relativi a dicembre 2013 parlano di un tasso di disoccupazione giovanile pari al 41,6% in aumento del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2012. L'Italia, intanto, è in grave ritardo nell'attuazione di Garanzia Giovani. Il piano d'interventi richiesto dall'Europa è stato «introdotta nel nostro ordinamento nel 2000 e ripresa poi a legge nel 2002», come ricorda Francesco Rotondi (in foto) in quest'intervista a legalcommunity.it. Ma ad oggi è ancora lettera morta.
I dati sulla disoccupazione giovanile sono sempre piú allarmanti. Cosa è Garanzia Giovani?
Si tratta di un piano di interventi finalizzati a creare occupazione per i giovani di età inferiore ai 25 anni, che gli permetta di ottenere una proposta di impiego, di apprendistato o di tirocinio o di ulteriore percorso di studi (ad esempio un corso di formazione o specializzazione) in un periodo relativamente breve dalla fine degli studi o dall'inizio della disoccupazione. Nei termini utilizzati dal Consiglio Europeo, per Garanzia Giovani s’intende una sorta di aspettativa, di un’offerta di lavoro oppure di formazione.
Quindi?
La Garanzia Giovani quindi rappresenta tutto ciò che è necessario fare affinché quella aspettativa possa essere realizzata e soddisfatta. Tutto ciò si traduce nell’ implementazione di un sistema di istruzione, di un sistema di collegamento tra istruzione e lavoro e di un sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Purtroppo però l’Italia è ancora lontana rispetto a questa prospettiva. Ma la grave lacuna del nostro Paese è la mancanza di dialogo tra pubblico e privato e quindi la mancanza di un progetto comune al fine di raggiungere un obiettivo comune ossia un piano che crei occupazione.
E’ un’idea efficace?
Personalmente non ritengo che esistano degli strumenti efficaci e altri meno efficaci. Strumenti quali l’apprendistato, il contratto di inserimento, lo stage o il vecchio contratto di formazione lavoro (CFL) sono strumenti efficaci quando l’impianto del sistema che vi è alle spalle funziona. Non possiamo ritenere che il fallimento dell’apprendistato sia nello strumento in sé bensì nell’assenza di un sistema idoneo. Il vero problema della disoccupazione è che purtroppo vi è un sistema che non fa in modo che una persona, un cittadino, un lavoratore una volta uscito dal mercato del lavoro riesca a ricollocarsi.
La formazione quanto pesa?
Il problema è l’assenza di un sistema formativo che identifichi i reali bisogni del territorio, i reali bisogni del mercato e che quindi vada a qualificare le persone secondo quelle reali esigenze e non secondo delle personalissime aspirazioni, che possono essere sicuramente un valore ma non vanno a sanare quello che oggi è considerato un problema sociale. Lo Stato non può risolvere il problema del lavoratore ‘sognatore’. Tutti noi da piccoli abbiamo delle aspirazioni professionali ma il loro mancato raggiungimento non dipende dallo Stato. Pertanto lo Stato ha il dovere di occuparsi della possibilità di collocare il lavoratore per garantirgli un’esistenza libera e dignitosa.
L’apprendistato, secondo lei, ha contribuito ad alleviare il problema della disoccupazione giovanile?
Ha contribuito ad alleviarlo in una misura assolutamente ridicola e irrisoria rispetto ai numeri di cui stiamo parlando ma lo ha fatto laddove si è riusciti a introdurlo utilizzandolo in maniera corretta. Qui devo fare una precisazione molto importante.
Dica…
L’apprendistato e il CFL nel passato sono stati ampiamente utilizzati. In un periodo nel quale il problema “mercato” non c’era ma vi era invece un problema “costo” del lavoro, come si comportava l’azienda? Utilizzava una serie di strumenti volti a ridurre il costo del lavoro. CFL, apprendistato insieme ad altri strumenti, sono stati utilizzati molto dalle imprese per poter introdurre all’interno delle proprie organizzazioni la forza-lavoro dando la possibilità di avere degli sgravi in parte contributivi e in parte retributivi e allo stesso tempo anche delle opportunità gestionali, considerando che tali istituti garantivano un ingresso non necessariamente finalizzato all’assunzione a tempo indeterminato. Ecco che oggi la crisi del mercato del lavoro, fa si che le aziende non possano più permettersi di introdurre all’interno della propria organizzazione ‘risorse’ solo perché possono avere degli sgravi.
Se il Jobs Act dovesse passare dalla teoria ai fatti rischia il corto circuito?
Credo di sì, perlomeno in una fase iniziale. Mi spiego meglio. Uno dei problemi del nostro sistema politico, ma direi sociale, è che in realtà chi non ha la medesima idea politica necessariamente deve criticare e distruggere tutto ciò che l’altro ha fatto precedentemente. Cosa per altro tipicamente italiana. Se non diamo mai il tempo a un istituto che abbiamo condiviso di radicarsi, di svolgere la propria funzione, di costruirsi una storia di successo o di insuccesso, di crearsi una credibilità non riusciremo a capire la bontà dello strumento. Ritengo che questo sia un tema apolitico e apartitico.
C’è un clima di larghe intese su questo fronte. Tiraboschi e Ichino, un tempo avversari, lavorano fianco a fianco. Cosa ne pensi? Qual è l’obiettivo più urgente?
Per quanto siano degli ottimi professori e pensatori Tiraboschi e Ichino, non credo che riusciranno a risolvere il problema dell’occupazione. Contribuiranno sicuramente alla stesura di un testo magari molto interessante e illuminante ma non saranno loro a risolvere la situazione. Perché come dicevo prima il problema reale è l’attuazione di quello che possono essere delle splendide idee realizzabili, attraverso un sistema Paese che deve funzionare in maniera assolutamente sincrona. Aggiungo infine una mia personale considerazione che riguarda la nostra capacità di dare seguito in tempi ridotti, a una qualsivoglia azione intelligente. Temo che prima che si riesca a mettere in pratica tutte le nobili azioni di cui abbiamo parlato, i giovani a cui è rivolta la ‘Garanzia’, considerando i tempi che noi abbiamo di solito, molto probabilmente saranno i prossimi futuri non-pensionati. Concludo dicendo che ricordo a me stesso prima e poi a tutti, che la Garanzia Giovani per quanto attiene il disoccupato, è stata introdotta nel nostro ordinamento nel 2000 e ripresa poi a legge nel 2002.