Studi legali e trasparenza, il coraggio di guardarsi allo specchio
di nicola di molfetta
Conoscete la differenza tra narrazione e cronaca? Detta in soldoni è quella che passa tra le favole e le cose come stanno.
Ecco, generalmente, quando gli avvocati cominciano a cimentarsi con la comunicazione si fanno prendere dalla tentazione di replicare le gesta di Charles Perrault o dei Fratelli Grimm.
Il rapporto con la verità e i fatti, se si tratta di raccontare se stessi, il proprio lavoro, la gestione dello studio, l’organizzazione dei collaboratori per non parlare del conto economico dell’associazione, tende all’immaginifico: si riempie di aggettivi aulici e purtroppo si svuota di dati e riscontri oggettivi.
La confusione che, ancora oggi, in tanti fanno tra comunicazione e informazione è disarmante.
«Così fan tutti!», dicono alcuni. E noi, per esperienza, ribattiamo che «no, così fan pochi» . La maggior parte di chi decide di fare comunicazione cerca di essere onesto intellettualmente. Chi non è disposto a stare alle regole del gioco, al massimo, dovrebbe restare in silenzio: che senso ha, infatti, pensare di replicare comportamenti e modalità operative ritenute biasimabili?
Spesso, per indicare una best practice, anche quando si parla di comunicazione, siamo costretti a guardare oltreconfine, pur consapevoli che l’esterofilia intrinseca nell’animo di ogni italiano e la disponibilità dei professionisti nostrani a tessere le lodi di sconosciute entità attive a debita distanza raccoglierà interesse ma pochi tentativi di emulazione.
Stavolta però, la best practice ce l’abbiamo in casa. E ve la raccontiamo nell’intervista che il nostro Giuseppe Salemme ha realizzato con la co-fondatrice di Studio Sza, Marisa Meroni. È la storia del primo report integrato (se volete leggerlo cliccate qui) stilato e pubblicato volontariamente da uno studio legale italiano.
«In un contesto culturale e socio-economico che chiede a tutti i suoi protagonisti non più solo l’adozione di comportamenti etici ma la trasparenza come loro cartina di tornasole, la rendicontazione è il passo successivo con cui i professionisti devono misurarsi», dichiara l’avvocata Meroni nell’introduzione del documento.
C’è tutto. Numeri, fatti, progetti, traguardi e nuovi obiettivi. Tutto nero su bianco. Tutto raccontato senza toni elegiaci ma con continenza e trasparenza. Non è stato facile, ammettono gli avvocati dello studio. Ma è stato possibile.
I soci e i professionisti di Sza hanno avuto il coraggio di guardarsi allo specchio e la capacità di raccontare all’esterno quello che hanno visto, non quello che gli sarebbe piaciuto vedere.
Un esercizio importantissimo che non potrà che rafforzare la loro reputazione sul mercato e la percezione dell’organizzazione che hanno gli stake holder.
Parlando di mercato, gli avvocati non fanno altro che invocare il concetto di valore aggiunto. Ecco, se si guarda alla comunicazione e si vuol provare a pensare a quale possa essere il valore aggiunto legato a questa attività, ormai divenuta strategica per qualsiasi law firm, bisogna guardare esattamente a questo. Informare in maniera trasparente, veritiera e utile.
Qualche giorno fa, un bravo avvocato, socio di un’interessante boutique d’affari mi ha confessato che lui e i suoi soci si sono resi conto che la comunicazione non è più un dato eludibile ovvero un’attività trascurabile se si vuole mantenere o rafforzare il proprio posizionamento di mercato. «Oggi me l’hanno ripetuto tre head hunter, ma tu me l’avevi detto un anno e mezzo fa (l’ultima volta che ci eravamo visti, ndr)» ha ammesso, bontà sua. «Da dove possiamo partire?», mi ha chiesto.
Beh, io suggerirei la lettura di questo report.