L’art law secondo Sinopoli: un fondo per il lending con Grace Capital
di elisabetta barbadoro
Nella sala riunioni dello studio Sinopoli, in via Negri nel cuore di Milano, saltano subito all’occhio due grossi volumi sull’arte. Perché una delle motivazioni fondamentali che spingono uno studio legale ad aprirsi al mondo dell’art law, non è, come si potrebbe pensare, solo offrire un servizio in più e allargare il proprio raggio di attività. È fondamentale la passione per l’arte.
A dirlo è Liviano Sinopoli, titolare dello studio, che ha messo in piedi da pochi mesi un dipartimento dedicato all’art advisory.
Come gli è venuta questa idea? Da uno stabilimento balneare a Forte dei Marmi, l’Alcione, di cui è titolare. «Volevo diventasse un museo a cielo aperto, con opere e sculture sotto gli occhi di turisti e bagnanti, opere da guardare, da toccare, installate per essere alla portata di tutti».
Il principale settore di attività in questo campo, per lo studio Sinopoli, è quello dell’art finance: «Ci occupiamo di due diligence, contratti di finanziamento e forniamo supporto e assistenza in tutta la filiera dal proprietario dell’opera alla banca». Ma non solo, «curiamo anche gli aspetti relativi alla valutazione delle opere e all’art lending», spiega Sinopoli che nella creazione del dipartimento ha ottenuto la collaborazione di Marco Mercanti, specializzato in diritto dell’arte, che da ottobre 2018 è entrato a far parte del team di via Negri.
«Il nostro studio vanta una seniority molto alta», continua Sinopoli, che mette l’accento sulla vocazione di boutique specializzata in corporate m&a, capital markets e contenzioso. Poi l’art finance, perché? «Il mercato delle opere d’arte è sempre più un asset class – afferma – un bene di rifugio in cui investire anche perché decorrelato rispetto all’andamento dei mercati finanziari». La necessità di ampliare il bagaglio di servizi in questo ambito si sentiva, racconta Sinopoli, soprattutto in Italia dove, rispetto a Stati Uniti e Gran Bretagna – i veri teatri del mercato artistico -, siamo molto indietro. E i motivi di questo ritardo sono chiari all’avvocato, che spiega: «In Italia la normativa attuale non favorisce le operazioni di art-lending, e rende svantaggiosi gli investimenti nel settore: per esempio, diversamente da altri Paesi, in Italia vige il divieto di patto commissorio che rende meno appetibile per le banche l’utilizzo della suddetta forma di finanziamento». Le leggi italiane, secondo Sinopoli, «non sono favorevoli per le banche ed i finanziatori che vogliano utilizzare le opere d’arte come collaterale. Inoltre le norme sull’esportazione sono molto rigide ed è facile poi incorrere in frodi».
Per questo lo studio Sinopoli sta lavorando con Grace Capital Partners – un multi-family office svizzero – alla creazione di un fondo per i finanziamenti in campo artistico. Rientra nell’ambito dell’art lending: la possibilità, per soggetti privati proprietari di beni artistici, di mettere a garanzia le proprie opere per ottenere prestiti. «Un terreno che in Italia non è stato battuto da banche o altri istituti finanziari» spiega Renato Salsa, chief executive officer di Grace Capital Partners. Per sviluppare questo servizio finanziario, lo studio Sinopoli e Grace Capital Partners stanno lavorando a un progetto che conta su un team multidisciplinare con esperti d’arte a livello internazionale.
«Il primo passo è avere come collaterale opere ‘liquide’ e ‘vendibili’ – continua Salsa – di cui l’Europa è ricca. È qui che si concentra maggiormente l’attività di ‘scouting’. Quanto agli acquirenti, è più facile trovarne sui mercati asiatici o negli Stati Uniti».
«Il progetto prevede la costituzione di un veicolo / prodotto finanziario in grado di camminare con le proprie gambe, grazie ad un fundraising con investitori privati e istituzionali». Uno strumento strutturato molto attento alla normativa antiriciclaggio e alla libera trasferibilità delle opere, in grado di offrire garanzie ai proprietari e agli acquirenti, perché, conclude Salsa «teniamo molto all’aspetto reputazionale».
Per riassumere, il mercato dell’arte è sempre più un asset class, e l’Italia sta iniziando – anche se in modo tardivo rispetto al mondo anglosassone – a interessarsi al business dell’arte con iniziative private come quella nata dalla collaborazione tra Sinopoli e Grace Capital che sta portando alla costruzione di un fondo dedicato all’art lending. «La possibilità di fare profitti con l’arte è concreta – conclude Liviano Sinopoli – ma ora c’è bisogno di uscire dalla nicchia».