DLA Piper sulle scommesse sportive in Italia
Per i giocatori italiani la scommessa online continua a essere un passatempo: non si gioca per vincere o per arricchirsi ma per partecipare, identificarsi, vivere l'evento sportivo. La scommessa è parte della passione del giocatore per lo sport, prolungamento dell’elemento della competizione che dal campo di gioco arriva fino al salotto di casa. Analizzare il mercato delle scommesse on line è l’obiettivo del convegno organizzato dallo studio legale internazionale DLA Piper – “Le scommesse sportive in Italia: come invertire il declino? Paesi a confronto per una possibile soluzione” – grazie al contributo di diversi professionisti della practice italiana e internazionale di gambling in qualità di relatori, nonché dello studio dell’Osservatorio sul Gioco Online del Politecnico di Milano presentato nel corso dell’incontro. I dati rivelano un approccio misurato da parte dello scommettitore: sono mediamente 400 mila i giocatori mensili che nel 2013 hanno puntato almeno 1 euro, più della metà spende al massimo 25 euro e la maggior parte delle vincite che non supera i 100 euro. Una tendenza che non si riflette, tuttavia, in una crescita complessiva del comparto: in Italia la spesa ha registrato un calo costante passando dai 173 milioni del 2010 ai 135 del 2013. E anche per lo Stato i conti tornano solo in parte: dai 25 milioni di introiti erariali registrati nel periodo gennaio-settembre 2010, si è passati ai 22 milioni dell’anno in corso. Questi dati mostrano un declino che è singolare se rapportato ad altri Paesi europei come Gran Bretagna e Danimarca. Le ragioni di questo declino apparentemente ingiustificato in un Paese in cui la passione per lo sport continua ad essere molto forte è dovuto anche un regime fiscale che non consente ai concessionari di rendere la propria offerta competitiva senza assumersi il rischio di notevoli perdite, alla limitazione sull’importo delle vincite di 10 mila euro che è ormai anacronistica dopo la quasi scomparsa del Totocalcio e ai troppi oneri burocratici. Infatti, mentre in Gran Bretagna, Danimarca e Spagna la tassazione è sul margine e quindi sull'importo pagato dai giocatori per le scommesse al netto dell'importo agli stessi restituito in vincite e rimborsi, la tassazione in Italia è sulla raccolta – ossia sull'importo pagato dai giocatori – senza tener conto che ben l'85% di tale importo è stato restituito dai concessionari ai giocatori in vincite nel 2013 e tale importo è stato perfino dell'87% nel 2012. Quindi i concessionari pagano le imposte su importi che non rappresentano un profitto per loro e quale conseguenza di ciò sono obbligati ad offrire quote molto più "prudenti" per evitare possibili notevoli perdite. Gli effetti negativi dell'attuale regime di tassazione che varia dal 2% al 5% a seconda del numero di possibili esiti disponibili oggetto delle scommesse sono dimostrati dai dati del mercato italiano che nel 2012 si è assestato a 167 milioni. Peggio ha fatto la Francia che adotta lo stesso regime di tassazione sulla raccolta ma con un’aliquota del 9,3% e con un mercato da 138 milioni nel 2012 che ha spinto numerosi operatori ad uscire dal mercato. Al contrario, un modello di tassazione sul margine conforme non solo a quello seguito in altre giurisdizioni ma anche a quello adottato in Italia per esempio con riferimento al betting exchange e alle scommesse sugli eventi virtuali che sono giochi molto simili alle scommesse sportive permetterebbe ai concessionari di proporre quote più appetibili, ai giocatori di divertirsi per un periodo più lungo di tempo giocando lo stesso importo di denaro visto la più altra percentuale di vincita che deriverebbe da quote più favorevoli e anche allo Stato di incassare maggiori entrate fiscali grazie alla possibile crescita del mercato che attrarrebbe anche giocatori che al momento preferiscono scommettere sui siti esteri. "Lo scopo di questo convegno è illustrare, anche attraverso la testimonianza tratta da altre giurisdizioni, grazie al contributo degli avvocati del team globale di gambling di DLA Piper, che l'introduzione di un sistema di tassazione basato sul margine e la contestuale rimozione di restrizioni normative di fatto ingiustificate potrebbe contribuire a rendere il mercato italiano delle scommesse online più competitivo, comportando una crescita che aumenterebbe le entrate fiscali per lo Stato pur mantenendo i valori del gioco come mero divertimento nel rispetto dei principi di gioco responsabile" ha dichiarato l'avocato Giulio Coraggio (in foto), responsabile della practice di gambling di DLA Piper in Italia. La crescita del settore dipende anche dall’offerta che deve essere sempre concepita a misura di scommettitore: in questo senso è fondamentale monitorare le nuove tendenze, come il gioco su mobile, che rappresentano una vera e propria sfida per gli operatori. Dai nuovi trend nascono nuovi gusti e nuove preferenze da analizzare e soddisfare attraverso la diversificazione dell’offerta. Il mercato delle scommesse online in Italia è attualmente in fase di evoluzione grazie all’introduzione di nuovi prodotti come il palinsesto complementare (le cosiddette scommesse all'inglese su gossip e costume), arrivate nel 2013, le scommesse sugli eventi virtuali di recente lanciato dai primi operatori e il betting exchange pronto al debutto nel 2014. Proprio in vista dell’ampliamento dell’offerta regolamentata, come emerge dallo studio del Politecnico di Milano, è necessario concepire uno schema di tassazione uniforme, basata sul margine, anche per scongiurare il pericolo di una concorrenza fra le scommesse “tradizionali” e i nuovi prodotti lanciati nel mercato. Un’offerta di gioco online “evoluta” e uniformata dal punto di vista della tassazione è dunque la chiave giusta che, oltre a garantire la soddisfazione del giocatore, contribuisce alla crescita del mercato e rende l’offerta più attraente, il che favorirebbe l’ingresso di nuovi operatori pronti a investire in Italia.