CONTRIBUZIONE OBBLIGATORIA DAL 1 OTTOBRE. PINOTTI, MCDERMOTT: L’AGCM FA CASSA

A partire dal 1° ottobre 2012 ed entro il prossimo 30 ottobre 2012 dovrà essere versata all’Autorità Garante della Concorrenza del Mercato (AGCM) la nuova contribuzione obbligatoria che sostituisce quella fino ad ora prevista per la notifica delle operazioni di concentrazione. Tale nuova contribuzione sarà dovuta, ogni anno, a prescindere dalla realizzazione di un’operazione di concentrazione, da parte delle società di capitale aventi sede in Italia, con ricavi totali superiori a Euro 50 milioni. Abbiamo chiesto all’Avvocato Veronica Pinotti, partner e responsabile del dipartimento di concorrenza e antitrust di McDermott Italia alcune considerazioni in merito.

D. Avvocato, cosa cambia rispetto al passato?

R. Le società di capitali con sede in Italia e con fatturato superiore a 50 milioni di euro dovranno versare ogni anno una “tassa” dello 0,08 per mille del fatturato, compresa tra un minimo di 4 mila ed un massimo di 400 mila euro. In passato invece la contribuzione era compresa tra un minimo di 3 mila ed un massimo di 60 mila euro ed era dovuta solo, ed in occasione di ciascuna, delle operazioni di concentrazione soggette ad obbligo di notifica all’Autorità Garante.

D. La ratio del provvedimento ha un obiettivo pro concorrenza o è solo una misura per far cassa?

Per fare cassa. E’ cambiata la legge sulle operazioni e quindi senza questa nuova misura ci sarebbe stata una forte diminuzione delle entrate derivanti dalle contribuzioni a causa del minor numero di operazioni soggette ad obbligo di notifica. A partire dal 1 gennaio 2013, le soglie di fatturato che fanno scattare l’obbligo di notifica passeranno da alternative a cumulative. In altre parole, saranno soggette a tale obbligo solo le operazioni per le quali entrambe le soglie di fatturato previste dalla legge sono raggiunte, (i.e. fatturato italiano della società oggetto di acquisizione superiore a 47 milioni di euro e somma del fatturato italiano di tutte le imprese parti dell’operazione superiore a 468 milioni di euro). In passato era invece sufficiente che fosse raggiunta anche solo una delle due soglie per far scattare l’obbligo di notifica. La contribuzione è una risorsa essenziale per il funzionamento dell’Autorità. Pertanto, la ratio del provvedimento va inquadrata nell’ottica di non privare l’Autorità di risorse economiche, tenuto conto anche delle nuove competenze che le sono state attribuite (sempre dal DL n. 1/2012) in materia di clausole vessatorie e nel settore agroalimentare e delle public utilities.

D. Questa novità italiana si colloca all’interno di un piano di armonizzazione del quadro legislativo europeo?

No, la scelta italiana va in controtendenza rispetto alla maggior parte delle altre giurisdizioni europee (che prevedono filing fee di importi variabili per la notifica delle operazioni di concentrazione). A livello europeo non è prevista una filing fee per le operazioni soggette ad obbligo di notifica alla Commissione Europea e neanche un contributo agli oneri di funzionamento della stessa assimilabile alla contribuzione che sta per entrare in vigore in Italia.

D. Negli Stati Uniti come vengono regolamentate da questo punto di vista le concentrazioni?

Negli Stati Uniti è previsto il pagamento di una filing fee per le operazioni soggette a notifica alla Federal Trade Commission (FTC). La fee è determinata in rapporto al valore dell’operazione e compresa tra 45 mila e 280 mila dollari. Naturalmente, la fee è dovuta solo per le operazioni che raggiungono le soglie previste dall Hart-Scott-Rodino Antitrust Improvements Act of 1976 (HSR), che sono strutturate in maniera da evitare che vi sia obbligo di notifica per operazioni che non sollevano problematiche sostanziali. Detto questo, l’importo della fee prevista negli Stati Uniti è molto elevato (se comparato alle fee europee). Peraltro, sembra che la FTC sia intenzionata a chiedere un suo incremento.

D. Come reagiranno le aziende a questa innovazione legislativa?

Le aziende non hanno reagito bene a questa novità che comporterà, ogni anno, un ulteriore esborso di importo significativo (può arrivare fino a 400 mila euro per società con fatturato superiore a 5 miliardi di euro). Peraltro, qualcuno ha osservato che non sembra appropriato che la contribuzione sia dovuta anche se la società potrebbe eventualmente non avere nulla a che fare con l’Autorità durante tutto l’anno (né la notifica di operazioni di concentrazione, né il coinvolgimento in investigazioni da parte dell’Autorità) e quindi non incidere (quantomeno in maniera diretta) sugli oneri di funzionamento della stessa.

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