Roberti, Catricalà e Bariatti con Mediaset nell’istruttoria Antitrust

Un pool di legali di primo piano. Mediaset chiama Gian Michele Roberti (nella foto) fondatore dello studio legale Ejc, Stefania Bariatti, counsel dello studio Chiomenti e Antonio Catricalà, name partner di Lipani Catricalà ed ex presidente dell’autorità che vigila sul mercato e la concorrenza per farsi assistere nell’ambito della istruttoria avviata nei confronti delle società Sky Italia, Rti-Mediaset, Infront Italy e della Lega nazionale professionisti di Serie A per «verificare se siano intervenuti “accordi spartitori” fra Sky e Mediaset».

L’inchiesta dell’Antitrust è relativa all’assegnazione dei diritti tv della serie A di calcio per il periodo 2015-2018. La gara per l’assegnazione si è conclusa il 26 giugno 2014. Nell’asta per i diritti della serie A, curata dall’advisor Infront, sia Sky che Mediaset avevano presentato offerte tanto per il satellite quanto per il digitale terrestre. Alla gara avevano partecipato anche Fox Sport e Eurosport. All’apertura delle buste, le offerte di Sky erano risultate le più alte per i pacchetti A e B, relativi ai diritti su satellite e digitale terrestre delle principali 8 squadre (circa 780 milioni di euro offerti in tutto). Mediaset, che si era candidata anche all’acquisizione delle partite dei maggiori club sia sul digitale che sul satellite, aveva presentato l’offerta più alta (301 milioni) per il pacchetto D, relativo all’esclusiva per le 12 squadre minori, vincolandola, però, all’ottenimento di uno dei pacchetti principali, possibilità non prevista dal bando di gara. Ne era conseguita una situazione di stallo, con polemiche e minacce legali reciproche, risolta dopo varie riunioni fiume in Lega Serie A, con un accordo tra le parti che ha portato all’assegnazione del pacchetto A a Sky e dei pacchetti B e D a Mediaset, che poi, con l’avallo dell’Agcom, ha ceduto in sublicenza i diritti esclusivi per le 12 squadre minori alla tv satellitare di Rupert Murdoch. In questo modo la Lega Serie A si assicurò introiti per 945 milioni, contro 1,08 miliardi potenzialmente incassibili in base agli esiti dell’asta (la stessa base d’asta era superiore a quanto raccolto: 954 milioni di euro).

Il procedimento avviato dall’Antitrust dovrà concludersi entro il 30 aprile 2016.

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