D’URSO PAVESI, TRE NODI DA SCIOGLIERE PRIMA DELLA FUSIONE
Uno studio legale con 100 professionisti, tra cui circa 25 soci. Una realtà con un forte posizionamento nel corporate M&A, banking, capital markets e contenzioso. Un player con un fatturato potenziale di almeno 40 milioni di euro. Un altro candidato (con il nascente Lombardi Molinari Segni) alla conquista dei piani alti del mercato dei servizi legali, pronto a insidiare il primato detenuto dai grandi tre della consulenza made in Italy: Bonelli Erede Pappalardo, Chiomenti e Gianni Origoni Grippo Cappelli. Occhi puntati sullo studio d’Urso Gatti e Bianchi (in foto Carlo D'Urso) che, secondo quanto risulta a Mag by legalcommunity.it, ha in corso un dialogo con la boutique Pavesi Gitti Verzoni finalizzato alla possibile fusione tra le strutture.
TRE SCOGLI DA SUPERARE. Sul piano del business, le attività degli studi sembrano prospettare ampi spazi di integrazione e sinergie. Ma questo potrebbe non bastare alla chiusura dell’operazione. I bene informati fanno notare che ci sono almeno tre scogli da superare nella trattativa per la possibile fusione tra le due strutture. Il primo è rappresentato dalla scelta del nome per la struttura nascente. Il secondo scoglio da affrontare è, invece, rappresentato dal “rapporto di concambio” tra le due partnership. Dall’altro lato, però, bisogna considerare il posizionamento dei professionisti. Il terzo punto da chiarire riguarda la governance ovvero la capacità di fare sintesi tra due culture di studio differenti, valorizzando i punti in comune e mediando su quelli divergenti. Facile a dirsi ma non altrettanto a farsi. Anche perché, detto in soldoni, si tratta di decidere chi e come comanderà nella nuova struttura.
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