PARI OPPORTUNITA’ E FORMAZIONE OBBLIGATORIA
di ILaria Li Vigni*
In data 18 gennaio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge n.247 del 2012, contenente la nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense, approvata lo scorso 21 dicembre 2012, dopo un iter parlamentare complesso durato, tra corsi e ricorsi, alcuni anni. Uno degli aspetti più importanti, per chi da tempo si occupa di problematiche paritarie, è quello relativo alle norme in tema di obbligatorietà della formazione dei Comitati Pari Opportunità presso gli Ordini Circondariali. L’art. 25, infatti, disciplinando l’Ordine circondariale forense, prevede “che presso ogni Consiglio dell'Ordine si debba costituire il Comitato Pari Opportunità degli avvocati, eletto con le modalità stabilite con regolamento approvato dal Consiglio dell'Ordine stesso”. La costituzione dei Comitati Pari Opportunità presso gli Ordini, pertanto, diventa obbligo cogente sancito dalla normativa e ogni Ordine se ne dovrà dotare in tempi brevi. Allo stato esistono circa 90 Comitati pari opportunità su 165 Ordini esistenti (dato importante da rilevare, vi è maggiore presenza di Comitati Pari Opportunità presso gli Ordini del Centro-Sud rispetto al Nord) e tale numero è andato progressivamente aumentando grazie anche all’alacre ed incessante impegno svolto sul territorio dalla Commissione pari opportunità presso il Consiglio Nazionale Forense. La cultura della parità è, infatti, l’imperativo categorico della Commissione Pari Opportunità che, istituita nel 2003 dal Consiglio Nazionale Forense, ha in questi anni contribuito alla divulgazione dei principi di democrazia paritaria nella professione forense. La legge professionale ha dato una grande spinta propulsiva alla creazione dei Comitati pari opportunità, invitando gli Ordini a deliberare e approvare in tempi brevi i regolamenti istitutivi e, conseguentemente, ad indire le elezioni per la costituzione degli stessi. L’istituzione dei Comitati Pari Opportunità presso gli Ordini locali, nel loro importante ruolo di garanzia di genere nell’avvocatura, rappresenta senza dubbio, un’importante e faticosa conquista raggiunta nella nostra professione. L’auspicio è che la presenza dei Comitati incrementi la rappresentanza della componente femminile nelle istituzioni forensi dell’avvocatura, allo stato purtroppo ancora scarsa, (15 Presidenti donna su 165 Ordini e 2 consigliere su 26 al Consiglio Nazionale Forense), che, unitamente alla differenza reddituale esistente in tutte le fasce d’età degli avvocati, costituisce il vero vulnus L’approvazione di tale norma, insieme alle altre che regolamentano l’equilibrio di genere nei Consigli degli Ordini, art.28, nel Consiglio Nazionale Forense, art.34 e nei futuri Organismi Distrettuali di Disciplina, art.50, ammettendo di fatto il loro ruolo a tutela della componente femminile nell’avvocatura, genere allo stato meno rappresentato, ha prodotto grande emozione personale e professionale Con questo primo importante risultato possiamo affrontare le nuove sfide che la professione ci pone e ci impone, dall’aggiornamento e formazione adeguata per i giovani avvocati all’affermazione della democrazia paritaria in tutte le istituzioni forensi, nostro obbiettivo presente e futuro. E’ proprio con questo auspicio che, salutando con soddisfazione la Riforma Professionale e nell’attesa del Regolamento applicativo, rinnoviamo il nostro impegno per un’effettiva parità di genere nella nobile professione forense.
*avvocata