Gioacchino Amato (Deloitte Legal) nel consiglio direttivo dell’ESG European Institute
L’avvocato Gioacchino Amato (nella foto), partner Deloitte Legal, è stato nominato nel consiglio direttivo della neonata associazione no profit ESG – European Institute e coordinerà il gruppo di lavoro Environment. La nuova associazione no profit per la promozione del business sostenibile, presieduta da Luca Dal Fabbro, già presidente di Snam, si propone di promuovere le politiche fondate sui principi del business sostenibile, anche alla luce del nuovo Regolamento UE n. 852/2020, con particolare attenzione a temi quali: la protezione dell’ambiente e del climate change, l’economia circolare, il progresso socio-economico, lo sviluppo responsabile, la tutela dei diritti umani, la valorizzazione delle differenze e dell’uguaglianza nel trattamento delle persone.
Sul piano delle prime attività l’associazione sta avviando diverse iniziative, tra cui, la promozione della figura professionale del Sustainbility Manager; la promozione delle benefit corporation, ossia società che, pur senza rinunciare allo scopo di lucro, si prefiggano altresì la mission di beneficiare i territori, le comunità o l’ambiente impattato dalla propria attività imprenditoriale.
ESG – European Institute è promossa da professionisti, dirigenti di azienda, docenti universitari, con l’obiettivo di divenire un interlocutore affidabile sui temi della sostenibilità.
“La sostenibilità è un concetto che non appartiene più soltanto al lessico della finanza o del business ma è entrato stabilmente a far parte del lessico della nostra quotidianità – spiega Amato. – Ormai tutti noi ci chiediamo giornalmente se ogni nostra singola attività sia sostenibile o meno. E ci accorgiamo che tante attività che sembrano rappresentare il futuro potrebbero non essere sostenibili. Come ad esempio le criptovalute o la blockchain, le quali, essendo particolarmente energivore per essere decriptate, richiedono una quantità non sostenibile di energia. Oppure l’acquisto on line di beni. Oggi le offerte di beni sono ordinate in termini di prezzo e non in termini di sostenibilità. Quindi, ad esempio: se il consumatore intende comprare un bene con uno sconto di 1 euro rispetto a quanto acquista il bene sotto casa l’acquisto appare conveniente sul piano economico. Se però incrociamo le informazioni sul prezzo con le informazioni sulla provenienza del bene possiamo notare se, provenendo il bene dall’altra parte del mondo, l’acquisto non è sostenibile in termini di emissioni di Co2 prodotte. Quindi dobbiamo mixare una serie di informazioni per valutare la sostenibilità dell’acquisto. In futuro ragioneremo sempre di più seguendo queste logiche. Questo è il motivo per cui nelle aziende si svilupperà sempre di più il Sustainability Manager, ossia per orientare le scelte imprenditoriali verso la sostenibilità”.